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Era un “dono dell’Italia alla Libia”: la verità sulla motovedetta libica che ha sparato contro gli italiani

Pubblicato il 08/05/2021 11:10 - Aggiornato il 08/05/2021 13:35

Appena due giorni fa, il 6 maggio, il capitano di uno dei tre pescherecci che si trovava al largo di Misurata, Giuseppe Giacalone, è rimasto ferito a un braccio a causa di “schegge di vetro generate da alcuni proiettili”.

I colpi sono partiti da una delle motovedette della Guardia costiera libica intervenuta per allontanare i pescherecci italiani dalla “zona di protezione di pesca libica, a 35 miglia a nord della costa di Al Khums”. (Continua dopo la foto)

Mentre dalla Marina libica fanno sapere che sono stati sparati soltanto “colpi di avvertimento in aria per fermare imbarcazioni che avevano sconfinato nelle nostre acque territoriali”, si legge su AGI (Agenzia Italia), per il Sindaco di Mazara del Vallo la versione è diversa in quanto i colpi esplosi erano “ad altezza d’uomo”.

Proprio la motovedetta da cui sono partiti gli spari di avvertimento e che adesso è in dotazione alla Guardia Costiera libica, prima apparteneva all’Italia. È stato “un dono che l’Italia ha fatto alla Libia per aiutare il Paese a contrastare l’immigrazione clandestina”, si legge su Dagospia. L’imbarcazione, ribattezzata con il nome ‘Obari’, quando era in servizio nel nostro Paese era in dotazione alla Guardia di Finanza e si chiamava ‘G92 Alberti. (Continua dopo la foto)

“È stata ceduta  alle autorità di Tripoli dall’Italia, nell’ambito della fornitura di mezzi navali per rafforzare il contrasto all’immigrazione clandestina da parte della Libia”, riferisce Ansa.it. “È stata cancellata dal ruolo speciale del naviglio militare dello Stato il 10 luglio del 2018 in seguito al decreto che ha disposto la cessione alla Libia di 12 motovedette, dieci ‘Classe 500’ della guardia Costiera e due unità navali della classe ‘Corrubia”‘.