di Thomas Fazi.
Proprio l’altro giorno scrivevo di come la BCE starebbe pensando di ridurre il proprio programma di acquisto titoli per spingere i paesi dell’eurozona a richiedere i prestiti UE (con annesse condizionalità) – MES, Recovery Fund ecc. –, evitando dunque che i governi che possano continuare indefinitamente a finanziarsi senza condizionalità sui mercati (o meglio presso la BCE) senza subire il ricatto dello “spread” (che, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, è controllato dalla BCE), per il semplice fatto che questo farebbe venir meno tutto il meccanismo di controllo e disciplina su cui fonda l’architettura dell’eurozona.
Bene, oggi la conferma di ciò è arrivata da una fonte molto autorevole, Yves Mersch, membro del board della BCE, che ha dichiarato: «Sembrerebbe che alcuni paesi stiano valutando di non fare affidamento sui prestiti europei, ma preferirebbero piuttosto fare affidamento sull’emissione di titoli di debito nazionale, che poi verrebbero acquistati dalla BCE. A mio parere, questo necessiterebbe di una reazione da parte della BCE, che non può essere utilizzata per aggirare le misure che sono state messe in atto a livello europeo».
Più chiaro di così si muore.
Che dire? Non possiamo che rivolgere un pensiero affettuoso a tutte quelle anime belle che pensavano che la sospensione del Patto di stabilità e il nuovo corso della BCE rappresentassero una rivoluzione di lungo termine nell’assetto istituzionale della zona euro (e non piuttosto delle misure temporanee, come era ovvio) e che dunque da ora in avanti l’Italia avrebbe potuto semplicemente “autofinanziarsi” come fanno un po’ tutti i paesi “normali” che detengono la sovranità monetaria.
Peccato che la sovranità, come la libertà, non te la regali nessuno, men che meno chi lavora da anni per privartene. Te la devi conquistare.