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“Il divieto resta!” Case green l’Europa non arretra e vendere o affittare casa sarà un incubo

Pubblicato il 16/04/2023 14:27

Le decisioni che, sulla nostra testa, vengono prese nelle stanze di Bruxelles sono sempre più folli e deleterie. In diversi articoli abbiamo esaminato le conseguenze nefaste della cosiddetta Direttiva Green – la famigerata EPB (Energy Performance of Buildings Directive) – una delle principali fra le quali è certamente il divieto, a partire dal 2030, di affitto e vendita degli immobili “non a norma con le classi energetiche”. Di fatto, casa nostra non è più tanto nostra. Ne consegue che i proprietari, se non avranno ottemperato ai costosissimi lavori di efficientamento energetico, non potranno disporre a proprio piacimento degli immobili che possiedono. Forse si stava meglio in Unione Sovietica: la casa veniva fornita gratuitamente dal Partito, e rimaneva di sua proprietà, ma almeno il cittadino non era obbligato agli ingenti interventi che, invece, nella democratica Unione europea altro non faranno che impoverire e indebitare i proprietari, se non vorranno incorrere in una valutazione pressoché dimezzata del proprio immobile. In Italia gli appartamenti sono per la maggior parte non in regola e, inoltre, il report della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane dimostra come gli immobili rappresentino quasi la metà della ricchezza lorda delle famiglie nel nostro Paese. Come leggiamo sul portale economico Ilovetrading, “In un primo tempo i burocrati europei avevano detto che questo pesante divieto non sarebbe scattato e che l’adeguamento alle classi energetiche più elevate sarebbe stato volontario”. Esponenti delle istituzioni europee avevano bollato tale divieto come una fake news circolata sulla stampa. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il problema è che, invece, nel testo approvato dal Parlamento Europeo tale obbligo è effettivamente rimasto. Gli interventi richiesti dalla Direttiva potrebbero arrivare a costare anche 60mila euro per un appartamento in condominio, in media. All’incirca 2,15 milioni di immobili presenti nel nostro Paese sono anteriori al 1918, secondo il portale scenarieconomici, e necessiterebbero, pertanto, di importanti lavori di ristrutturazione energetica. In linea teorica, per finanziare tali interventi, si potrebbe accendere un mutuo. Tuttavia, le banche difficilmente concederebbero mutui su una casa che rischia di essere svalutata. E dunque, ora, che si fa? Vendere, anzi svendere a prezzo ribassato, prima del 2030 non comporterebbe neppure grossi vantaggi, per una semplicissima legge di mercato, quella della domanda e dell’offerta: se in tanti vogliono vendere ma ben pochi sono disposti ad acquistare immobili sui quali dovranno fare lavori molto costosi è chiaro che il mercato può bloccarsi. La Direttiva, come oramai è noto, prevede ulteriori step di efficientamento energetico nel 2033 e negli anni seguenti sino ad arrivare alla classe energetica A nel 2050. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nel 2025, presumibilmente, la Direttiva Green sarà assorbita nell’ordinamento italiano. Da Unioncase, Ance e altre associazioni viene altresì lanciato un altro allarmae: nel Mezzogiorno d’Italia molte case hanno valori bassi, talché i lavori di efficientamento potrebbero non comportare alcun vantaggio poiché il loro costo sarebbe sovrapponibile, quando non addirittura superiore, al valore dell’immobile stesso.

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