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Case “green”, l’Europa ha deciso. I quattro interventi necessari e quanto (tanto) ci costeranno

Pubblicato il 14/03/2023 18:56

La Direttiva Ue sulle case “green” comporterebbe interventi necessari, e i costi risultano proibitivi. Ma ce lo chiede l’Europa, anzi ce lo impone. La direttiva comunitaria sulle prestazioni energetiche degli edifici è già stata approvata ieri, in seduta plenaria e in prima lettura, dal Parlamento europeo (Pd, M5S e Verdi a favore, le delegazioni del centrodestra contrarie) e ora si avvierà il negoziato con il Consiglio europeo. Il percorso si annuncia complicato dalla campagna elettorale per le elezioni europee del 2024 e la cosiddetta transizione verde è certo un argomento, come si dice, divisivo. Bruxelles intende però giungere all’efficientamento energetico delle abitazioni, nell’ambito del piano per la riduzione delle emissioni di CO2, attraverso la direttiva EPB (Energy Performance of Buildings Directive). Tale direttiva ha il fine di rendere, entro il 2050, tute le abitazioni europee a emissioni zero. Il vero problema è che ciò implica una serie di interventi a carico degli Stati membri e, dunque, dei cittadini europei. Italiani in primis, considerando che all’incirca 2,15 milioni di immobili presenti nel nostro Paese sono anteriori al 1918, secondo il portale scenarieconomici. Anche il report della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane dimostra come gli immobili rappresentino quasi la metà della ricchezza lorda delle famiglie italiane. I costi per l’adeguamento saranno elevatissimi, come vedremo. Parliamo, prima, degli obiettivi che l’Ue intende perseguire. La direttiva stabilisce che, a partire dal 2027, gli Stati vietino la vendita e l’affitto degli immobili di classe energetica inferiore a E; dal 2030 il limite interesserà la classe energetica D, sino a escludere, dal 2033, gli immobili delle classi inferiori alla C. Occorre momentaneamente fermarsi su questi punti, assai controversi: all’incirca l’87% degli immobili italiani è di Classe energetica D, dunque il rischio che il valore di mercato di queste soluzioni abitative si riduca a zero è palese. Gli edifici nuovi dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028, obbligati a dotarsi di pannelli solari entro tale data. Saranno gli Stati membri a stabilire nei loro piani di ristrutturazione le misure necessarie per raggiungere gli obiettivi. Quattro sono i principali interventi propedeutici all’efficientamento, e in molti casi contestuali: un nuovo cappotto termico che incapsuli e isoli termicamente l’edificio; una nuova e più efficiente caldaia; la sostituzione degli infissi; l’installazione dell’impianto fotovoltaico. Ciò si traduce in spese ingenti, difficilmente sostenibili per privati e imprese. Sono circa 8 milioni (2 su 3) gli immobili che necessiterebbero delle ristrutturazioni. Per le abitazioni autonome, secondo le stime del Corriere della sera, parametrate sui costi relativi al Superbonus forniti dall’ Enea, la spesa teorica sarebbe di 105mila euro per ogni abitazione, ovvero 409,5 miliardi di euro complessivi. Per i condomìni la spesa si aggirerebbe, invece, attorno ai 600mila euro per ogni edificio. Anche per i costi dei singoli interventi parliamo di cifre cospicue: per isolare con una copertura orizzontale, (il “cappotto termico”) la spesa media può arrivare a 300 euro al metro quadrato; si va, poi, da 15 mila a 30 mila euro per le caldaie, mentre serramenti e infissi comportano una spesa di 780 euro a metro quadrato nelle aree climatiche più calde; in quelle con le temperature più rigide si arriva anche a 900 euro al metro quadrato. Assai più dispendioso dotarsi di un impianto fotovoltaico: il costo medio è di 2.400 euro per ogni kilowatt di potenza installata. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il Parlamento europeo, bontà sua, ha previsto delle eccezioni per i monumenti e i Paesi possono decidere di escludere alcuni edifici protetti per il loro valore architettonico o storico. Alcuni emendamenti, in particolare quelli dei popolari francesi e tedeschi dell’europarlamento, estendono agli “edifici del patrimonio” la possibilità di essere esclusi dalle nuove regole. L’emendamento 54 del Partito democratico, invece, si è limitato a prevedere che entro il 31 dicembre 2027, e poi con cadenza biennale, la Commissione presenterà al Parlamento Ue e al Consiglio europeo una relazione sui progressi compiuti, che “monitora e valuta in particolare l’efficacia delle misure finanziarie esistenti e illustra strumenti aggiuntivi per facilitare la transizione giusta”. Intanto, l’8 marzo, è stata approvata a Montecitorio la mozione di maggioranza che impegna il governo “ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione della disciplina” sulle case green. Di “follia europea” ha parlato Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera. (Continua a leggere dopo la foto)

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Per Nicola Procaccini, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo, “l’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini”.

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