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“Diabete a 12 anni dopo il vaccino”. I genitori denunciano il ministero della Salute e arriva il colpo di scena

Pubblicato il 07/06/2023 15:19 - Aggiornato il 14/06/2023 15:07

Il tema dei vaccini non obbligatori ma raccomandati è tornato d’attualità in queste ore, con la Corte Costituzionale che sarà chiamata a pronunciarsi su una vicenda che ha visto al centro dell’attenzione l’anti papilloma virus. L’episodio in discussione, come raccontato da Repubblica, ha interessato una ragazza di 12 anni che, a seguito della terza dose di questo vaccino, ha sviluppato il diabete mellito. Dopo la diagnosi dei medici, i genitori della giovane hanno fatto causa al ministero della Salute ma il tribunale di Tivoli, sei anni fa, aveva bocciato la richiesta di un indennizzo ritenendo che non fosse provato il nesso tra la malattia e il vaccino. Ora sull’accaduto dovrà esprimersi la Corte Costituzionale. (Continua a leggere dopo la foto)
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Quello stesso nesso, però, è stato riscontrato da una consulenza tecnica d’ufficio disposta dalla Corte d’appello di Roma, che ha ritenuto però di dover far ricorso alla consulta per aggirare l’ultimo ostacolo presente lungo la strada dell’indennizzo: la legge 210 del 1992. In una parte, infatti, questo testo non prevede che l’indennizzo per i danni irreversibili derivati da vaccinazioni obbligatorie spetti anche a chi si sia sottoposto all’anti papilloma virus, raccomandato ma non obbligatorio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo l’avvocato della ragazza Giuseppe Alberto Romeo, però, quando la giovane si era sottoposta a vaccinazione nel 1997 l’anti papilloma “era oggetto di una campagna mediatica molto forte” da parte del ministero della Salute, che voleva raggiungere il traguardo della copertura vaccinale “al 95% della popolazione di riferimento”, come ricordato anche la Corte d’appello di Roma nell’ordinanza con cui ha portato il caso davanti alla Consulta. (Continua a leggere dopo la foto)

I giudici hanno richiamato precedenti sentenze della Corte costituzionale, ricordando che proprio in tema di vaccinazioni raccomandate, in presenza di diffuse e reiterate campagne di comunicazione a favore della somministrazione, come la Consulta abbia ribadito “il naturale svilupparsi di un affidamento nei confronti di quanto consigliato dalle autorità sanitarie che rende la scelta individuale di aderire alla raccomandazione obiettivamente votata alla salvaguardia anche dell’interesse collettivo, al di là delle particolari motivazioni che muovono i singoli”. Si attende, ora, l’ultima parola.

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