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Covid-19, da Mantova: “Cura con plasma funziona”. Ma è di nuovo scontro tra scienziati

Pubblicato il 04/05/2020 11:51 - Aggiornato il 04/05/2020 13:14

Ed è di nuovo scontro tra virologi, medici e esperti sanitari. Le notizie che arrivano da Mantova sull’utilizzo del plasma come cura contro il covid-19 dovrebbero far esultare il mondo intero, invece scoppia la polemica. Il mondo della scienza si divide di nuovo dopo l’annuncio di Giuseppe De Donno, primario presso il Reparto di Pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, ospite di Radio Cusano Tv Italia, in merito alla sperimentazione sull’utilizzo del plasma convalescente nei pazienti critici affetti da Covid-19. “Siamo riusciti a Mantova, insieme con Pavia, a realizzare questa sperimentazione che è molto seria anche se qualcuno ha voluto farla passare addirittura per una cosa ciarlatanesca. Non solo il professor Burioni, ma anche altri. Su di me in queste ore ne hanno dette di ogni. Lui si permette giustamente di andare a parlare in tv, noi ci permettiamo di lavorare 18 ore al giorno al fianco dei nostri pazienti”.

Continua De Donno, che ha rilasciato anche un’intervista al Corriere della Sera per spiegare la sua scoperta: “Abbiamo cercato di trovare un’arma magica che ci permettesse di salvare più persone possibili. Non abbiamo mai detto di aver creato qualcosa di nuovo, abbiamo perfezionato un’idea che già esisteva. Il nostro protocollo è ambiziosissimo. Tra Mantova e Pavia abbiamo trattato quasi 80 pazienti col plasma. Di tutti questi pazienti, che avevano problemi respiratori gravi ma non gravissimi, nessuno è deceduto, la mortalità del nostro protocollo finora è zero”.

Spiega De Donno: “Noi abbiamo arruolato volontariamente donatori di plasma. I donatori devono avere delle caratteristiche fondamentali, devono essere donatori guariti da coronavirus. La guarigione viene accertata con due tamponi sequenziali e la diagnosi deve essere fatta con un tampone positivo. Questi donatori guariti ci donano 600 ml di sangue. Tratteniamo il liquido che ha come caratteristica fondamentale la concentrazione di anticorpi, tra cui quelli contro il coronavirus”. Adesso, conclude De Donno, “ogni volta dobbiamo chiedere l’autorizzazione al Comitato etico e questo è un impedimento enorme perché ci fa perdere tempo prezioso per salvare le persone”.

Qualcuno sta replicando questo studio? “Il nostro è stato il primo al mondo e adesso in tanti stanno seguendo la stessa strada, sia in Italia sia all’estero. Sabato mi ha chiamato un alto funzionario dell’Onu che ha un ruolo importante nella sanità degli Stati Uniti. Useranno anche loro il nostro protocollo, ci hanno fatto i complimenti. È stato emozionante, non sono riuscito a trattenere le lacrime. In Italia? Abbiamo provato a contattare il ministero della Salute ma è stato inutile. Nessun segnale nemmeno dall’Istituto Superiore di Sanità. Per ora stanno alla finestra”.

Se questa cura funziona e si sono avuti così tanti risultati positivi, perché allora s’è scatenata una polemica con altri scienziati e anche con (il solito) Roberto Burioni? Il noto virologo il 29 aprile ha pubblicato un video sul suo blog MedicalFacts, in cui ha commentato la terapia col plasma. Tra le varie cose che ha detto Burioni afferma che “è qualcosa di serio e già utilizzato”. Però poi aggiunge che “non è nulla di nuovo”, perché in passato anche altre malattie sono state trattate in modo simile. Inoltre, racconta Burioni, già in Cina si è sperimentata questa terapia. “Una prospettiva interessante, ma d’emergenza. Non può essere utilizzata ad ampio spettro”, dice.

E ricorda poi tutte le necessarie precauzioni e protocolli da rispettare: “Questa cura diventa interessantissima nel momento in cui riusciremo a stabilire con certezza che utilizzare i sieri dei guariti fa bene, perché avremo aperta una porta eccezionale per una terapia modernissima: un siero artificiale” prodotto in laboratorio. Dal canto suo Giuseppe De Donno, ha replicato a Burioni: “Il signor scienziato, quello che nonostante avesse detto che il coronavirus non sarebbe mai arrivato in Italia, si è accorto in ritardo del plasma iperimmune. Forse il prof non sa cosa è il test di neutralizzazione. Forse non conosce le metodiche di controllo del plasma. Visto che noi abbiamo il supporto di AVIS glielo perdono. Io piccolo pneumologo di periferia. Io che non sono mai stato invitato da Fazio o da Vespa. Ora, ci andrà lui a parlare di plasma iperimmune. Ed io e Franchini alzeremo le spalle, perché…. importante è salvare vite! Buona vita, quindi, prof Burioni. Le abbiamo dato modo di discutere un altro po’. I miei pazienti ringraziano”.

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