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Olanda paradiso fiscale: tutti i gruppi italiani con sede a Amsterdam

Pubblicato il 04/05/2020 10:22

Come abbiamo più volte denunciato, l’Olanda è a tutti gli effetti un paradiso fiscale all’interno dell’Unione Europea. Non è il solo Paese, anzi, è in buona compagnia con Irlanda, Lussemburgo e Malta. Nelle ultime settimane si è fatta sempre più forte la proposta di escludere dagli aiuti statali per il coronavirus tutte le aziende con sede nei paradisi fiscali. Francia, Danimarca e Polonia lo hanno fatto, l’Italia no. Ma ora è la stessa Ue a frenare su questa iniziativa, dichiarando che escludere dagli aiuti queste aziende significherebbe violare i principi della libera circolazione dei capitali. Ma perché i principali gruppi italiani hanno la loro sede o delle filiali proprio nei Paesi Bassi? E quali sono i gruppi con sede ad Amsterdam?

Come ricostruisce Mauro Del Corno su Il Fatto Quotidiano, “Fca e Ferrari hanno qui la loro sede legale, la Exor della famiglia Agnelli quella fiscale. Sede legale ad Amsterdam anche per Mediaset, ma ad aver creato holding qui sono pure alcune delle più importanti partecipate italiane: Eni, Enel e Saipem. In viaggio verso il paese dei tulipani anche Campari che sta per trasferire qui la sua sede. E poi Luxottica, qui dal 1999, Ferrero, Illy, Telecom Italia, Prysmian e la Cementir di Caltagirone. La banche tendono invece a preferire i regimi fiscali di Irlanda e Lussemburgo”.

Spiega ancora Del Corno: “Uno dei grimaldelli impiegati negli ultimi anni per recuperare una piccola parte dei proventi fiscali sottratti in questo modo agli altri Paesi è stato contestare gli aiuti pubblici, proibiti da Bruxelles quando ledono la concorrenza. Ma la Commissione proprio in questi giorni ha sancito che – in nome della libera circolazione dei capitali – i piani di salvataggio pubblico adottati a causa dell’emergenza Covid non possono escludere chi ha la sede in un altro Stato”.

Una precisione, però è corretto farla: avere una sede in Olanda non significa automaticamente adottare comportamenti fiscalmente discutibili. “Può trattarsi di trasparente e legittima ottimizzazione fiscale e scelte di corporate governance. Ma le zone grigie sono molte e trincerarsi dietro lo scudo arancione è facile. L’Olanda è un buco nero che, ogni anno, risucchia dai paesi membri fino a 72 miliardi di euro di profitti aziendali. Una montagna di denaro che ricompare, molto rimpicciolita, ad Amsterdam. Quasi 10 miliardi di euro finiscono al fisco olandese, il resto rimane nelle casse delle multinazionali”. Ed è questa la vera convenienza.

Dall’Italia spariscono ogni anno profitti per quasi 30 miliardi di euro e di questi più di 3 miliardi finiscono in Olanda che in questo modo sottrae quasi un miliardo di euro all’anno al fisco italiano. Uno dei grimaldelli impiegati in questi anni per recuperare una piccola parte del maltolto è stato quello degli aiuti pubblici, che però, guarda guarda, sono magicamente proibiti da Bruxelles “quando ledono la concorrenza”. Francia, Danimarca e Polonia, come detto, hanno infatti deciso di escludere dall’erogazione di aiuti pubblici le società con sedi in paradisi fiscali. Bruxelles, però, “ha puntualizzato che questa distinzione è contraria ai principi della libera circolazione dei capitali”.

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