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Coronavirus, in Germania test già a gennaio. L’Italia si è mossa tardi e male

Pubblicato il 31/03/2020 18:49

Iniziamo ad allontanarci dai primissimi giorni di emergenza. È presto per fare un bilancio, certo, ma alcune considerazioni possiamo già metterle sul piatto. Se guardiamo a come la Germania ha condotto – e sta conducendo – la sua battaglia contro il coronavirus, risultano ancora più evidenti gli errori compiuti dal governo italiano. Per proteggere la popolazione e i gli ospedali dalla pandemia, a inizio gennaio la Germania ha fatto già i primi test. E oggi ha messo in campo una strategia per eseguire i tamponi che si basa sui centri ad hoc sparsi sul territorio: in alcuni casi, come Monaco, Bochum o Düsseldorf, con il sistema del test drive-in, eseguito direttamente dal finestrino dell’auto. Inoltre, fin dall’inizio, il governo ha puntato sul coinvolgimento del medico di base, riferimento principale del paziente e deputato, se in condizione di sicurezza, ad eseguire in prima persona il tampone da inviare poi ai laboratori. Noi, a confronto, siamo lontani anni luce da tutto questo.

Come racconta Daniele Fiori su Il Fatto Quotidiano, “grazie al gran numero di tamponi eseguiti, fino a mezzo milione a settimana (una cifra superiore ai test complessivi eseguiti dall’Italia dall’inizio della pandemia , i contagi accertati si avvicinano molto al numero di casi reali: anche così si spiega il basso tasso di mortalità in Germania. Un modello matematico elaborato dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine stima che in Germania il numero di casi positivi rilevati corrisponda al 66% dei casi reali di coronavirus. Lo stesso modello attribuisce all’Italia una capacità di tracciamento del 5%”. Inoltre, è stato svelato che i primi test su persone provenienti da zone a rischio risalgono già a inizio gennaio. Cosa che l’Italia non ha assolutamente fatto o preso in considerazione.

La Germania ha una vasta rete di laboratori indipendenti, molti dei quali hanno appunto iniziato i test già nelle prime settimane del 2020. “Da inizio marzo inoltre sono stati creati degli appositi Abstrichzentrum dove è possibile eseguire il test tramite appuntamento, ma solo se si è stati classificati come casi sospetti dal dipartimento della salute o dal medico di famiglia. Nella maggior parte dei centri è possibile andare in macchina ed eseguire il test direttamente dal finestrino. Prima di marzo, o comunque nel caso in cui non sia possibile prendere appuntamento in uno dei centri, la procedura tedesca prevede che a eseguire il tampone possa essere lo stesso medico di base”. Da noi, invece, sono disperati perché non hanno ricevuto nemmeno le mascherine per proteggere loro stessi.

Per mettere a punto e migliorare la sua strategia la Germania ha avuto dalla sua il fattore tempo: il numero attuale dei contagi complessivi, unito all’elevato numero di test, porta a dedurre che i primi focolai tedeschi si siano sviluppati molto più tardi rispetto all’Italia e agli altri Paesi europei. Negli ospedali tedeschi vengono ricoverate circa il 15-20 percento delle persone positive e di queste un terzo hanno bisogno della terapia intensiva. Ad oggi non esiste un’emergenza, perché il numero di pazienti coronavirus che hanno bisogno della rianimazione sono “una quantità che il sistema sanitario può ancora gestire“.

Infine, va ricordato che la Germania può contare su un pacchetto di aiuti da 156 miliardi di euro approvato definitivamente venerdì dal Bundesrat. Il quotidiano di Berlino Tagesspiegel denuncia però che ospedali, medici di base e cliniche hanno urgente bisogno di dispositivi di protezione individuale. La deputata locale Dilek Kalayci (Spd) ha avvertito: “Abbiamo i soldi per l’acquisto, ma non ci sono scorte”.

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