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Matrimonio Fca-Peugeot, cosa comporta la fusione tra i due colossi dell’automobilismo

Pubblicato il 30/10/2019 15:22

Prima era una voce, adesso è un’ipotesi molto concreta. Si arriverà a una fusione tra Fca (la nostra ex Fiat) e Psa (gruppo di cui fanno parte Peugeot, Opel e Citroën). Il matrimonio darebbe vita a un colosso automobilistico da 50 miliardi di dollari. Ad anticipare la notizia era stato martedì il Wall Street Journal, citando fonti vicine al dossier. Questa mattina sono iniziate ad arrivate le prima conferme bipartisan.

“Sono in corso discussioni intese a creare un gruppo tra i leader mondiali della mobilità”, afferma Fca in una nota, in merito alle notizie su “una possibile operazione strategica tra gruppo Psa e gruppo Fca”.

Da Parigi non si nasconde nemmeno Psa che ribadisce di avere “discussioni in corso” con Fca per una “possibile fusione” con lo scopo di “creare uno dei principali gruppi automobilistici mondiali”. E dopo le voci giornalistiche e quelle delle due aziende protagoniste, sono iniziate a circolare anche quelle politiche. Sulla trattativa è intervenuto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli: “Stiamo osservando quello che accade. È una operazione di mercato, credo sia corretto in questo momento non rilasciare dichiarazioni”, ha detto.

Fonti del ministero dell’Economia francese all’Adnkronos fanno sapere che “si segue con attenzione e apertura le discussioni avviate tra Fca e Psa. Lo Stato – sottolineano – sarà particolarmente vigile sulla nuova governance del nuovo insieme e sulla preservazione degli interessi patrimoniali della Bpi”, la banca pubblica transalpina che detiene una quota in Psa.

Un’opzione sul tavolo, secondo il Wall Street Journal, sarebbe una fusione tra pari con il ceo di Peugeot, Carlos Tavares, che assumerebbe il ruolo di amministratore delegato della nuova società, mentre a John Elkann spetterebbe la presidenza. Il matrimonio creerebbe il terzo costruttore al mondo, con 8,7 milioni di auto consegnate nel 2018, dietro a Volkswagen (11 milioni) e Toyota (9,5 milioni).

Tutto oro quel che luccica? No, infatti resta una questione delicatissima da chiarire: le potenziali chiusure di fabbriche tra Francia e Italia.

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