Non basta la crisi del colosso immobiliare Country Garden o addirittura il fallimento di Evergrande, indebitata per oltre 300 miliardi di dollari, un’altra bolla sta esplodendo in Cina: quella delle auto elettriche, che dovrebbero rappresentare “la mobilità del futuro”, ed è sin troppo facile paventare il potenziale effetto contagio anche alle nostre latitudini. Nel solo 2020, l’anno del virus, il Paese del Dragone ha raggiunto una capacità di produzione superiore ai cinque milioni di veicoli, all’anno, che rappresentano il quadruplo delle vendite di auto elettriche nella Cina stessa. Secondo la stima del Financial Post, in Cina nel 2019 si contavano oltre cinquecento realtà di produttori di veicoli elettrici, ora ne sono rimaste circa cento. Resta ancora il primo produttore al mondo, ma con la grande problematica della gestione delle auto elettriche a fine vita. E così sono sorti quei “cimiteri” di auto elettriche di cui scrive La Verità, in almeno dodici grandi città cinesi. Si tratta di vasti terreni in cui vengono accumulati i veicoli, in parte perché le società di ride-hailing che le avevano acquistate sono fallite, soprattutto per il rigidissimo lockdown cinese dovuto al Covid, o perché quei modelli sono stati rigettati perché obsoleti, a favore di tecnologie più evolute. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Il rischio di una bolla (e del contagio)
Lo ha raccontato anche Bloomberg, visitando gli stabilimenti di Byton e Bordrin, due delle aziende più in difficoltà. Il lungo reportage di Bloomberg si è concentrato sulle conseguenze ambientali di un simile abbandono di auto e batterie, ma c’è anche il rischio della bolla, parimenti allarmante: un po’ come avvenuto con la concessione troppo superficiale dei mutui, una delle principali ragioni che ha portato alla sovrapproduzione di auto elettriche in Cina è stata la generosa politica di incentivi del governo, che ha spinto molti produttori a entrare nel mercato senza avere una domanda adeguata. Il colpo d’occhio su alcuni di questi immensi cimiteri del green è davvero impressionante: ad Hangzhou ad esempio, in mezzo ad erbacce ed immondizia, i veicoli sono sorprendentemente allineati quasi fossero in un parcheggio, arrivano sino alla linea dell’orizzonte. I filmati provenienti dalla Cina che mostrano campi con centinaia o migliaia di auto abbandonate hanno recentemente suscitato molto interesse su Internet. Bloomberg descrive il fenomeno delle auto abbandonate come “una perfetta rappresentazione degli eccessi e degli sprechi che si verificano quando si riversano enormi capitali in un business in espansione senza troppo riflettere su cosa potrebbe succedere sul medio periodo“. E spunta ancora Evergrande: fu tra le prime realtà a investire nel settore delle auto elettriche, con la China Evergrande New Energy Vehicle Group Ltd. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le imposizioni green dell’Europa
I massicci incentivi alla mobilità elettrica elargiti dal governo cinese, per “ripulire” l’immagine di grande inquinatore hanno portato a tale situazione. La corsa forsennata all’auto elettrica si sta ripentendo oggi anche in Europa e negli Stati Uniti. Pure in questo caso, come per l’immobiliare, il rischio, oltre la bolla, è il contagio, considerando la politica della Unione europea, che ha imposto il divieto di vendita di auto diesel e benzina dal 2035, finisca per trasformare anche le periferie delle nostre città in enormi “cimiteri” dell’auto elettrica.
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