“Ci stanno portando al fallimento. Dobbiamo unirci, se saremo tutti insieme non potranno fermarci.” Quella che vi raccontiamo è la storia di due imprenditori del cremasco, proprietari di un centro che raccoglie diversi esercizi (palestra, centro estetico e ristorante) e del loro appello rivolto a tutti i colleghi per ottenere giustizia.
Clara Ogliari e il marito Massimiliano Guerini, proprietari dell’immobile e delle attività, per poter concretizzare il loro progetto nel 2017 hanno acceso un ingente mutuo. Il 2020 doveva essere l’anno che avrebbe consentito loro di tirare un sospiro di sollievo e invece è stato una pesantissima mazzata. “Non è più possibile stare zitti e fallire in silenzio. Non possiamo permettercelo. Dopo un anno di chiusura totale, tolta la breve parentesi estiva, facciamo fatica a pagare l’affitto di casa e a mantenere le spese ordinarie”.
“Io non sono negazionista e ho un fortissimo rispetto verso i deceduti e i familiari dei deceduti che hanno pagato con un prezzo altissimo questa situzione, ma ora non posso più continuare così se non voglio fallire, se voglio continuare ad avere una casa, se voglio dar da mangiare ai miei figli. Ho bisogno di trovare una soluzione. Non ne faccio una questione politica, ma una questione di sopravvivenza”.
Da qui l’emergenza e la decisione dell’imprenditrice di raccogliere l’adesione di altri ristoratori e lavoratori appartenenti alla categoria e provare a mettere un punto a questa situazione assurda. L’appello rivolto da Clara a tutti i ristoratori: “Dobbiamo essere noi a far qualcosa. Servirebbe anche solo un giorno di apertura in cui tutti i ristoratori aprono, per ottenere la visibilità necessaria e per far vedere che è possibile lavorare rispettando le misure di prevenzione”.
“Causa codici ateco non ho potuto percepire i ristori promessi dal governo. Anche se, confrontandomi con moltissimi del settore che li hanno ricevuti, ho capito che erano una miseria. Noi non pretendiamo ristori, non vogliamo sapere se avete o meno i soldi per i ristori, quello che chiediamo è semplicemente di poter lavorare”.
Grazie a un articolo uscito sul giornale locale cremaoggi.it, l’iniziativa ha ottenuto un po’ di visibilità e Clara ha ricevuto il supporto di moltissimi ristoratori del cremasco, “ma se vogliamo ottenere il risultato che speriamo, e non solo multe o il ritiro delle licenze, dobbiamo essere in tanti”. L’esercizio di Clara è locato in una piccola realtà, “nel giro di poche ore ci multerebbero e finirebbe lì”. Poco dopo la pubblicazione dell’articolo con il quale Clara ha lanciato il primo appello, l’imprenditrice è stata contattata dalla Polizia: “Dichiaravo la mia intenzione di aprire e loro mi hanno ricordato che ci sono molte licenze che saltano per questo motivo”.
Per questo serve la partecipazione all’iniziativa “non solo dei ristoratori del cremasco, ma di tutti. Dobbiamo essere in tanti. Spero che qualcuno la pensi come me e che decida di seguirmi. Sono già in contatto con diversi ristoratori della Toscana. Chiedo ai colleghi di tutta Italia di contattarmi per organizzare qualcosa”. E conclude sottolineando: “Non chiedo aiuti, chiedo solo di poter lavorare”.
Per poter contattare Clara rilasciamo di seguito il suo indirizzo e-mail: [email protected]