La Cassazione dettava la linea per le cause legate al Covid – Quanto stiamo per raccontare è clamoroso, oltremodo grave, ma oramai neppure stupisce più di tanto. Cominciamo prima col dire cos’è l’ufficio del Massimario della Cassazione, poi spiegheremo perché è così importante. Si tratta dell’ufficio preposto alla analisi sistematica della giurisprudenza di legittimità, “condotta allo scopo di creare le condizioni di un’utile e diffusa informazione”, come è scritto sul sito Internet della Corte suprema di Cassazione. Detta la linea, insomma. Nel caso delle richieste di risarcimento o di indennizzo, in tutte le cause legate al vaccino contro il Covid-19, le indicazioni del 2021 erano chiare. In estrema sintesi: i vaccini erano sicuri ed efficaci, la Costituzione è stata rispettata, l’obbligo vaccinale e quello del Green pass erano giusti, per sé e per gli altri. Si noterà la fallacia argomentativa di tutte e tre le asserzioni, eppure i tribunali di tutta Italia hanno ricevuto tali direttive. E, va da sé, nella stragrande parte dei casi le hanno rispettate. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’inchiesta
Le istruzioni per respingere ogni tipo di rivalsa di cittadini e lavoratori discriminati, danneggiati, resi invalidi e privi di Green pass sono contenute nel documento scovato da Andrea Zambrano per La Nuova Bussola Quotidiana: è intitolato “La vaccinazione anti Covid-19 e l’obbligo del Green pass nell’attuale quadro costituzionale e legislativo” ed è la relazione destinata ai giudici numero 103 su novità normativa del 28 ottobre 2021. Lo firmano il direttore, Maria Acierno e il suo aggiunto, Antonietta Scrima. Essendo stato scritto, lo ripetiamo, nell’ottobre del 2021, ci si trovava nel pieno della campagna vaccinale, quando (una piccola parte, invero) già la comunità scientifica si interrogava sulla eventuale pericolosità dei preparati a mRNA, e proprio mentre “il nono report Aifa già indicava la presenza di 608 segnalazioni di decessi da vaccini Covid-19”, ricorda lo stesso Zambrano. Il documento del Massimario, tuttavia, ribadisce la costituzionalità dell’obbligo, ancorché decessi e danni collaterali fossero già ampiamente presenti nella farmacovigilanza internazionale. La relazione del Massimario della Cassazione per orientare i giudici sulle cause Covid parlava, invece, di “effetti avversi rari e brevi”. Non erano né rari né brevi, lo sappiamo, ma, dietro queste indicazioni, sono fioccate le archiviazioni in ogni causa che tirasse in ballo le vaccinazioni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il “dovere di solidarietà”
Peraltro, è ancora scritto nel documento del 28 ottobre 2021, a pagina 13 per la precisione, dai giudici Maria Acierno e Antonietta Scripa: “È scientificamente provato e riconosciuto che i vaccini costituiscono una delle misure preventive più efficaci con un rapporto rischi/benefici particolarmente elevato ed un valore etico intrinseco assai rilevante in quanto espressione del dovere di solidarietà”. E ancora: “Secondo la Costituzione un trattamento sanitario obbligatorio è conforme all’articolo 32 ove sia teso a migliorare o preservare lo stato di salute del soggetto a cui è diretto e non incida negativamente sulla salute del destinatario”. Siamo alle proverbiali arrampicate sugli specchi, non è neppure il caso di commentare, sicché andiamo avanti. (Continua a leggere dopo la foto)
Aifa, il report e le reazioni avverse
I giudici del Massimario, nella loro relazione, si affidano essenzialmente, ovvero esclusivamente, all’ultimo report di Aifa disponibile allora: quello del 22 ottobre 2021. Peccato che, come è emerso dalle inchieste di Fuori dal Coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano, tale report di Aifa spiccava per le gravissime omissioni proprio in merito alle reazioni avverse, talché ora sono oggetto del procedimento che pende al Tribunale ordinario di Roma, e al Tribunale dei ministri, per l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Questo è il riassunto delle prime due parti che sono state sinora rilasciate dell’inchiesta de La Nuova Bussola Quotidiana. Siamo pressoché certi che torneremo presto a occuparcene.
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