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“Ti uccidiamo”. La mafia minaccia il super ministro: ecco la lettera choc e la risposta

Pubblicato il 29/08/2023 09:05
Calderoli lettera mafia minacce

Un bruttissimo episodio che merita la massima attenzione. Un ministro della Repubblica italiana è stato minacciato di morte dalla mafia attraverso una lettera. Nello specifico si tratta del leghista Roberto Calderoli. In un post su Facebook è lo stesso ministro per gli Affari regionali e le Autonomie a far sapere cosa gli è successo. Ha infatti ricevuto una preoccupante lettera di minacce: “In questi ultimi giorni di agosto mi è arrivata una lettera in cui mi dicono testuale: ‘Se non la smetti di attuare la politica di genocidio nei confronti del Sud, con la nostra potenza di fuoco noi ti uccideremo. Siamo la mafia, non ci costa niente uccidervi‘”. Parole potentissime, che fanno venire i brividi e che rievocano una delle stagioni più buie della storia del nostro Paese. (Continua a leggere dopo la foto)
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Calderoli ha deciso, con coraggio, di condividere su Facebook la foto della lettera. Nel post il ministro ribadisce di non avere paura delle minacce, “non mi spavento e vado avanti fino a quando non avrò realizzato l’autonomia regionale. E poi dopo andrò a fare il pensionato sul mio trattore”. Tanti sono stati subito dopo i messaggi di solidarietà al ministro per gli affari regionali e le autonomie. “Rivolgo al ministro tutta la mia solidarietà umana e istituzionale per le minacce ricevute e legate al suo lavoro sull’autonomia. Si tratta di un inaccettabile gesto contro un processo di riforma totalmente democratico, della cui democrazia Calderoli si è più volte fatto garante”, commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. (Continua a leggere dopo la foto)
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Calderoli, la lettera della mafia e le minacce: “Vado avanti”

Lo stesso Zaia, infine, ricorda: “Nella lettera si fa anche riferimento a una ‘mafia’ alla quale ‘non costerebbe niente uccidervi’. Una minaccia che non spaventa nessuno che abbia come stella polare la democrazia e quindi tanto meno il ministro e i tantissimi che, pur esprimendo posizioni diverse, sono al lavoro sull’autonomia in sede Parlamentare”.

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