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Il dramma della Calabria, il governo la dichiara zona rossa e conferma il commissariamento

Pubblicato il 05/11/2020 19:08

Dichiarata zona rossa senza che vi sia una vera e propria emergenza, la Calabria sta vivendo un vero dramma. Il Governo, infatti, oltre a metterle il bollino più grave addosso, contestualmente ha rinnovato il commissariamento della sanità. Tutto questo dopo 2 anni di fallimenti. Oltre al danno la beffa, insomma. Il 17 aprile 2019, di fatto, il governo toglieva il controllo della sanità alla Calabria per darla nelle mani di Roma. Il Consiglio dei ministri approvò misure mai previste fino a quel momento nel nostro Paese, con l’entusiasmo dell’allora ministra grillo. Da quel momento in poi tutte le nomine sono passate per il commissario ad acta per la sanità e per il sub commissario nominati dal Governo, cioè l’ex generale Nas Cotticelli e il manager sanitario Thomas Schael. Il risultato? La situazione è disastrosa, e quindi quel bollino rosso è come se il governo lo avesse dato a sé stesso.

Eppure il supercommissariamento della sanità calabrese viene confermato. Il governo Conte ha approvato il “nuovo” Decreto Calabria che si fonda su una proroga e su un ulteriore rafforzamento del ruolo del commissario ad acta. Lascia o raddoppia, insomma. E così, il commissariamento varrà per almeno altri due anni, prorogabili di altri 12 mesi. La sanità calabrese, dopo una serie di fallimenti, resterà “saldamente” nelle mani di Roma. Il commissario, infatti, nomina i vertici delle aziende e può
“impartire ordini e direttive” ai dirigenti regionali, “si avvale di una struttura amministrativa di supporto, composta da 25 unità di personale, di cui 5 unità con qualifica dirigenziale, in posizione di comando, ovvero di distacco obbligatorio, dalla Regione Calabria, da enti regionali e da enti del servizio sanitario regionali”.

Un anno fa, la ex ministra Grillo, su questo intervento così forte, dichiarava: “Negli ultimi dieci anni, quando i poteri straordinari erano in capo al presidente della Regione, la sanità calabrese è soltanto peggiorata. Il governatore ha sempre usato gli stessi manager, spostandoli nei vari incarichi. Il commissario deve poter scegliere i direttori Asl perché facciano pulizia contabile. Bisogna ricordare che nella regione sono fallite tutte le aziende sanitarie tranne una”.

Intanto, è subentrata l’emergenza Covid, e così col nuovo, freschissimo decreto, “i poteri del supercommissario alla Sanità sono complessivamente ampliati, visto che si occuperà, “ove delegato”, anche del programma operativo di potenziamento delle Terapie intensive e semi-intensive, compito finora trattenuto dal commissario straordinario nazionale Domenico Arcuri e rispetto al quale in Calabria si è generato un conflitto di competenze tra commissario al Piano di rientro e Regione che ha portato a una sostanziale paralisi del progetto di rafforzamento”, come ricorda il Corriere della Calabria.

Infine, per “ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023” il governo autorizza “la spesa fino a un massimo di 60 milioni di euro in favore della regione, subordinatamente alla sottoscrizione dello specifico Accordo tra lo Stato e le regioni concernente l’intervento straordinario per l’emergenza economico-finanziaria del servizio sanitario della regione Calabria e per il riassetto della gestione del servizio sanitario regionale”.

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