Anche nei ballottaggi delle elezioni comunali il centrodestra ha vinto a valanga. Dopo aver trionfato alle politiche nazionali, arriva la conferma anche nei comuni. Ma quale “effetto Schlein“! Tra l’armocromista e il disastro nella gestione dell’Emilia Romagna con la drammatica alluvione, i cittadini si son guardati bene dal votare Pd. E così, anche nella puntata del 29 maggio di “Otto e mezzo“, il programma condotto su La7 da Lilli Gruber (che è assediata da voci di sospensione) si discute del netto trionfo di Giorgia Meloni e della netta sconfitta di Elly Schlein. Tra gli ospiti c’è anche il filosofo Massimo Cacciari che non lascia scampo alla sinistra. Cosa ha detto nel suo intervento? (Continua a leggere dopo la foto)
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Ha detto Massimo Cacciari prima di picconare il Pd: “È in tutta Europa che il vento tira a destra. I fatterelli di casa nostra vanno inquadrati in una crisi generale di tutte le socialdemocrazie europee, dalla Svezia alla Spagna. Non basta Elly Schlein, non bastano centomila Schlein per rimontare”. Cacciari ha ribadito la sua idea: o c’è una rifondazione generale di una sinistra attiva nelle politiche sociali, economiche e sul piano estero oppure non se ne esce. “Vogliamo parlare del potere d’acquisto inferiore a 20 anni fa? O dell’evasione fiscale? Tutte le socialdemocrazie europee sono da rifondare”. Poi si concentra anche su Giorgia Meloni. (Continua a leggere dopo il video)
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Massimo Cacciari su Meloni, Schlein e Pd
Conclude amaro Massimo Cacciari: “Stanno franando sulle politiche fiscali e redistributive. Stanno fallendo il loro core business. Per il Pd la strada è lunghissima e non certo per il risultato di queste amministrative che era scontatissimo”. Infine Cacciari dà ragione al direttore di Libero Alessandro Sallusti, ossia che per la sinistra e per Elly Schlein è improduttivo continuare ad accusare questa destra di essere fascista: “Le va dato il suo nome: è una destra. Basta etichettarla con gli -ismi e i fascismi del secolo passato. Anche a destra non c’è alcuna identità, Meloni e Salvini non hanno niente in comune, ma tutte le volte si ritrovano. Sanno che bisogna lavorare in coalizione. Sanno fare politica a differenza del PD e del M5S“.
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