Se pensate che sudore, respirto affannato e una sensazione di costante spossatezza siano i problemi principali legato al caldo dei mesi estivi, sappiate che state ignorando la vera, pericolosissima conseguenza delle alte temperature che in questi giorni si sono abbattute sull’Italia: i danni per il Pil. Detta così può sembrare una barzelletta, per carità. Ma stando a uno studio della Banca d’Italia ci sarebbe anche questo, tra gli effetti dell’afa: un freno alla crescita economica. Come riportato dal Corriere della Sera, infatti, secondo l’analisi dell’istituto “le temperature medie in Italia sono aumentate di circa 2°C dall’inizio del secolo scorso, con un impatto negativo sulla crescita del Pil. Se il trend rimanesse questo, con un aumento di temperatura di +1,5°C, il Pil frenerebbe tra il 2,8 e il 9,5 % al 2100”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Lo studio, dal titolo “Dinamica delle temperature e attività economica in Italia: un’analisi di lungo periodo”, ha poi preso in considerazione altre possibili conseguenze: “Sulla base delle analisi effettuate con metodologie panel e Ardl, uno scenario di emissioni con aumenti di temperatura di +1,5°C al 2100 potrebbe frenare la crescita del Pil pro capite riducendone l’incremento annuo in un range tra 0,04 e 0,13 punti percentuali, fino a determinarne a fine secolo un livello tra il 2,8 e il 9,5 per cento inferiore rispetto a quello che prevarrebbe se crescesse al suo trend storico”. (Continua a leggere dopo la foto)
Non sono mancate, ovviamente, reazioni ironiche e/o stizzite da parte degli utenti in rete non appena i risultati dello studio hanno iniziato a circolare: “Anni e anni di politiche economiche fallimentari archiviate con la scusa del caldo”. E ancora: “Pur di non assumersi responsabilità, Bankitalia sarebbe capace di incolpare anche gli alieni”. Decisamente critica anche l’analisi di Paolo Del Debbio sulle pagine della Verità, che ha parlato di uno studio “surreale” che ignora gli errori commessi, per esempio, dal governo Ciampi e da Giuliano Amato, con esiti disastrosi per le casse pubbliche.
“Le politiche economiche – ha attaccato Del Debbio – hanno una qualche influenza sulla crescita o meno del Pil. Negli anni di Ciampi e Amato fu fatta una finanziaria intorno ai 100 miliardi di lire, che oggi sarebbero 50 milioni di euro, e questo di certo non dipese dal cambiamento climatico. A memoria non ricordo che all’epoca si sia parlato del caldo come uno dei fattori della crisi”.
Per Del Debbio “ormai c’è una concentrazione sul cambiamento climatico come unica fonte dei problemi. Giova ricordare che la comunità scientifica ha in seno esperti che dissentono, non sul fatto che ci sia un cambiamento climatico, ma sull’ipotesi che sia colpa dell’uomo. Non so se però è ormai possibile aprire un dibattito non basato su posizioni ecologiche per le quali ciò che dicono gli ecologisti è tutto vero”.