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Autostrade, pronto il piano Atlantia: rinunciare a parte delle quote per salvare la concessione

Pubblicato il 13/02/2020 11:01

Si avvia verso il capitolo finale l’infinita storia della revoca delle concessioni autostradali al gruppo Benetton. Revoca che, è bene chiarirlo fin da subito per chi non l’avesse ancora capito, resterà con tutta probabilità una mera ipotesi, l’ennesima promessa mai mantenuta di un Movimento Cinque Stelle che, guarda caso, ha perso col passare dei mesi il supporto di quegli elettori che lo avevano votato entusiasti. Oggi, l’ipotesi dello strappo è soltanto uno spauracchio al quale nessuno crede con particolare convinzione, con Atlantia che si è già portata avanti nella trattativa offrendo il taglio dei pedaggi e un aumento degli investimenti nella manutenzione.

Autostrade, pronto il piano Atlantia: rinunciare a parte delle quote per salvare la concessione

Non dovesse bastare, ecco pronta anche l’alternativa, della quale vi avevamo già parlato sulle pagine de Il Paragone. Atlantia, che possiede l’88% della società Autostrade per l’Italia, potrebbe cedere allo Stato italiano il 49% delle sue quote, perdendo così la maggioranza. Un’ipotesi arrivata sul tavolo del Tesoro e di Palazzo Chigi e della quale si sta discutendo a lungo in queste ore. Gli schieramenti sono definiti da tempo: i Cinque Stelle e una parte del Pd si dicono ancora convinti della necessità della revoca, anche se ormai con sempre minor convinzione. Il resto dei dem, Italia Viva e il premier Conte preferiscono invece risolvere tutto con un accordo, consigliati anche dall’Avvocatura che ha messo in luce i rischi di un contenzioso che potrebbe prolungarsi per anni (e costare tra i 7 e i 25 miliardi di euro).

Autostrade, pronto il piano Atlantia: rinunciare a parte delle quote per salvare la concessione

La stretta finale di mano arriverà con tutta probabilità dopo che il governo avrà fatto un passo indietro, cancellando l’articolo 35 del Milleproroghe. Quello, per intenderci, che apriva la strada alla revoca e al passaggio delle autostrade in mano all’Anas. Per allargare il capitale di Autostrade sono in corso contatti con F2i e con Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni controllata per circa l’83% da parte Ministero dell’economia e delle finanze e per circa il 16% da diverse fondazioni bancarie e che opera di fatto come una banca di Stato, visto che tra le sua attività c’è anche la partecipazione nel capitale di rischio delle medie e grandi imprese nazionali. Le risorse finanziarie di Cdp arrivano principalmente dal risparmio postale italiano, che la società gestisce ormai da oltre un secolo.

Autostrade, pronto il piano Atlantia: rinunciare a parte delle quote per salvare la concessione

La pista più calda sembra però al momento quella F2i: un consorzio privato dominato da fondazioni, banche e investitori stranieri che potrebbe arrivare ad acquisire da Atlantia circa il 30% delle quote Aspi, con pagamento in parte cash e in parte in asset di settori più o meno affini all’universo della holding (come ad esempio il settore aeroportuale). Con quella parola, revoca, sempre più lontana, simbolo di un Movimento che dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna si è ormai definitivamente arreso a un ruolo di subalternità rispetto alle decisioni del resto del governo.

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