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Autostrade, altro che revoca: lo Stato pronto a ricomprarsi le quote dei Benetton

Pubblicato il 11/02/2020 12:31 - Aggiornato il 11/02/2020 13:54

Verrebbe quasi da ridere, se l’argomento non fosse maledettamente serio. Eppure la questione della revoca delle concessioni al gruppo Autostrade per l’Italia si sta trasformando pian piano in una vera e propria barzelletta: una misura annunciata dai Cinque Stelle subito dopo la tragedia del Ponte Morandi, sbandierata nei mesi successivi come fosse ormai imminente, questione di giorni. E rimasta invece sospesa, con la formazione del nuovo governo a complicare le cose: Italia Viva di Matteo Renzi è categoricamente contraria a qualsiasi passo indietro, Giuseppe Conte si è presto allineato a sua volta sulla linea morbida. Le elezioni regionali in Emilia-Romagna, che hanno ridimensionato il ruolo dei pentastellati a vantaggio dei dem, sono stati l’ultimo tassello del puzzle.

Autostrade, l'ultima idea dei Benetton: spingere lo Stato a ricomprarsi (a caro prezzo) le quote della famiglia

Tra le tante ipotesi che hanno così iniziato a circolare in sostituzione dell’ipotesi revoca, ecco allora saltar fuori l’ultima, la più clamorosa: secondo le indiscrezioni pubblicate da Il Fatto Quotidiano, infatti, a metà gennaio il gruppo Benetton avrebbe avanzato al ministero delle Infrastrutture Paola De Michelis la proposta di un accordo per chiudere la ferita del Morandi, con l’idea di acquisto da parte dello Stato del 49% del capitale di Aspi. Percentuale non casuale: Atlantia, la holding dei Benetton, possiede l’88% della società e cedendo il 49% finirebbe sì in minoranza, senza però che lo Stato possa veramente comandare, senza maggioranza assoluta e costretto di volta in volta a scendere a compromessi.

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Un’ipotesi che nel governo, abbandonata ormai definitivamente l’ipotesi della revoca, pare aver riscosso grande consenso: il governo teme che Atlantia possa implodere in caso di perdita delle concessioni, e così l’idea di risolvere il tutto allentando la presa del gruppo Benetton sulla concessionaria salverebbe capra e cavoli. Unico problema, non da poco: l’acquisto andrebbe fatto basandosi sulla valutazione di mercato, con un costo che per lo Stato sarebbe di circa 5,5 miliardi di euro.

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PAOLA DE MICHELI

Benetton ha comunque fatto a suo modo un passo avanti, aprendo per la prima volta all’ipotesi di ingresso dello Stato. L’ipotesi è stata al momento congelata, un po’ per i costi, un po’ perché i Cinque Stelle finirebbero per perdere definitivamente la faccia in caso di un passo indietro così clamoroso. Resta, però, la convinzione che la revoca sia stata una parola usata come slogan per una stagione breve, già tramontata. E che in ogni caso i Benetton, dopo le infinite polemiche sullo stato delle nostre autostrade, riusciranno a passarla il più possibile liscia.

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