Sergio Mattarella fa il tifo per Mario Draghi come suo successore. Questo lo scenario che si sta delinando con l’avvicinarsi della fine del mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, che nelle scorse settimane ha più e più volte ribadito di non essere disponibile per un eventuale bis. E che, stando alle ultime indiscrezioni, avrebbe invece già iniziato a caldeggiare il nome del prossimo Capo dello Stato: l’attuale presidente del Consiglio, al quale d’altronde molte forze politiche (da Renzi al Pd passando per Salvini e un M5S ormai totalmente a suo agio nelle stanze del potere) hanno già giurato fedeltà eterna.
Draghi, d’altronde, ha smesso di giocare da tempo a nascondino, puntando dritto verso il Colle. Un ruolo che il premier accetterebbe ben volentieri, con la benedizione di un’Europa che da tempo ha eletto l’ex presidente della Bce a suo totem. Come testimoniato dalle ultime interviste rilasciate da alcuni fedelissimi di Draghi come il ministro della Lega Giorgetti, che ha pubblicamente auspicato un salto verso il Quirinale non appena Mattarella si farà da parte. Più chiaro di così, si muore.
Certo, le alternative a Draghi ci sarebbero pure. E hanno già iniziato a far discutere stampa e analisti: Marta Cartabia, Romano Prodi, Giuliano Amato. Qualcuno aveva avanzato addirittura il nome di PierFerdinando Casini. Per non parlare di un Silvio Berlusconi che, sotto sotto, continua a sperare in una clamorosa elezione a Capo dello Stato, obiettivamente difficilissima. Chiaro, però, che se alla fine Draghi deciderà di farsi avanti, nessuno riuscirà a impedire la sua ascesa.
La stampa mainstream, quella ampiamente addomesticata e fedele al governo, ha d’altronde già iniziato una martellante campagna finalizzata a dipingere Draghi come “l’uomo giusto per un governo di pacificazione” dopo tante tensioni, prima politiche e poi dettate dall’emergenza Covid. Fingendo di ignorare il fatto che, nel frattempo, mezza Italia è attraversata da proteste e manifestazioni di cittadini che si ribellano a chi calpesta i loro diritti. Ovvero proprio quel premier che i nostri governanti vorrebbero al Colle.
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