Clienti ingannati, spinti a registrarsi a dei servizi senza essere perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo. Un’altra pesantissima accusa piomba sulla testa di Amazon, azienda di commercio elettronico americana finita nel mirino della Federal Trade Commission, con tanto di denuncia presso il tribunale federale di Seattle. Nei documenti presentati si legge come il colosso statunitense avrebbe “usato mezzi manipolatori, coercitivi e ingannevoli, caratterizzati dalla presenza di percorsi nascosti” per spingere gli utenti a sottoscrivere un abbonamento al servizio Prime, tenendoli poi agganciati al proprio negozio online. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiegato dalla Stampa, la causa è una delle diverse azioni che l’amministrazione Biden ha intrapreso per cercare di limitare il dominio sul mercato delle cosiddette Big Tech, nel tentativo di creare un ambiente dove la competizione possa favorire anche aziende e società di medie dimensioni. Stando alla Ftc, Amazon Prime è il più grande programma di abbonamento al mondo, con introiti da 25 miliardi di dollari l’anno. (Continua a leggere dopo la foto)
Oltre alla spedizione dei pacchi Amazon, il servizio offre anche un catalogo di film, musica e serie televisive. In media, un utente Prime paga negli Stati Uniti 139 dollari ogni anno e i numeri sono in crescita ovunque: nel mondo gli abbonati al servizio sono già oltre 200 milioni. Su pressione della Ftc, l’azienda aveva già modificato negli ultimi mesi il processo di disdetta da Prime. Secondo l’ente, però, “le violazioni sono ancora in corso”. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo l’agenzia federale, un utente “deve fare ancora cinque passaggi per cancellarsi se utilizza il computer, ben sei invece se fa la procedura tramite uno smartphone. Tuttavia, una volta trovata la pagina e quindi la procedura per cancellare la sottoscrizione, il ‘cliente pentito’ viene subissato di email e offerte per fargli cambiare idea”. La Ftc ha chiesto una sanzione pecunaria per Amazon e lo stop a questi comportamenti “ingannevoli”. L’azienda, al momento, ha respinto ogni accusa e si è detta sicura della propria buonafede.
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