Il professor Giorgio Palù si è dimesso da presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Alfa). E la cosa ha fatto, e sta facendo, molto rumore. Per il modo, per i motivi, per le reazioni. La decisione arriva a sole 2 settimane dal decreto di nomina che gli conferiva mandato per un solo anno. E questo Palù l’ha definito “offensivo e umiliante”, dopo aver accettato nel dicembre del 2020 un incarico quinquennale a titolo gratuito e dopo aver “concepito e promosso” la riforma dell’agenzia regolatoria. Parole durissime da parte del medico: “Questo sgarbo è frutto della disistima nei miei confronti”. Poi le bordate al ministro: “Sono stato ricevuto dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, tre volte in un armo e mezzo e ogni volta dovevo discutere perché non ascoltava mai quello che dicevo. Procedeva alle nomine senza interpellarmi. Diceva ‘sì Giorgio, poi scegliamo, poi condividiamo’, invece faceva di testa sua. Volevo il coinvolgimento di esperti di alto profilo e non sono stato ascoltato”. Del resto Schillaci sta continuando in tutto e per tutto sulla linea di Speranza, quindi questo non sorprende. (Continua a leggere dopo la foto)
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Continua Palù, ascoltato da LaVerità: “Ho servito il Paese per tre armi senza compenso e rinunciando anche al gettone di presenza, alla carta di credito aziendale, ma pur di penalizzarmi Schillaci ha leso la prerogativa del Parlamento di dare il parere sulla mia nomina, come vuole la legge. Ed era evidente che conferire un mandato per un anno, dopo il precedente di cinque anni, era il pretesto per farmi dimettere”. Tuona ancora il professore mettendo in mutande il ministro: “L’interpretazione restrittiva della norma da parte del ministro attuale viene adottata esclusivamente nei miei confronti, in netto contrasto con i decreti di nomina appena assunti dallo stesso ministro per pensionati ultrasettantenni chiamati a dirigere I’Iss, o a partecipare come consulenti nella Cse di Aifa”. (Continua a leggere dopo la foto)
Conclude Palù: “Sono sorpreso per la disparità di trattamento rispetto ad altri presidenti di ente pubblico in pensione. La mancata sintonia col ministro e l’assenza di risposte dal governo mi costringono a dare le dimissioni”. Infine, bordata anche alla premier: “La Meloni? Non mi ha mai ricevuto”, risponde secco il professore.
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