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“Che spreco!” Gli inutili studi Aifa sul farmaco che piaceva tanto a Bassetti: la denuncia della Verità

Pubblicato il 21/07/2023 09:15 - Aggiornato il 21/07/2023 11:00

Le ricerche “selettive” effettuate dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, hanno davvero un’utilità? Un dubbio sollevato in queste ore da Maddanela Loy sulle pagine della Verità, a seguito della notizia di un nuovo studio sugli antivirali pubblicato su Lancet Regional Health e che ha analizzato il monitoraggio svolto dalla stessa Aifa su dei medicinali orali antivirali per il trattamento del virus Covid. L’analisi è stata presentata con grande enfasi dal presidente dell’ente Giorgio Palù ed è stata svolta tra l’8 febbraio e il 30 aprile 2022, quando in quasi tutto il mondo si era ormai diffusa la variante Omicron del patogeno. Una forma decisamente meno pericolosa per la salute dei pazienti, come confermato da tutti i medici. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il farmaco oggetto della ricerca, il cosiddetto molnupiravir, era stato fortemente sponsorizzato in passato dal virologo Matteo Bassetti, come ricorda la Verità “sovvenzionato dall’azienda produttrice Msd con 17.562 euro per consulenze effettutate nel corso del 2022) ed era sbarcato in Italia proprio nei giorni in cui diventava obbligatorio il vaccino contro il Covid, pena l’impossibilità di vivere una vita normale. (Continua a leggere dopo la foto)

aifa farmaco bassetti

Nelle settimane del Super Green Pass, Aifa aveva così avviato una valutazione sui nuovi antivirali immessi sul mercato, arrivando però a risultati molto simili a quelli di altri studi già effettuati sul farmaco: “Non è così significativo”. Eppure l’Agenzia si era subito buttata a capofitto nell’analisi di un prodotto che serviva a combattere un virus che aveva ormai smesso di fare paura. (Continua a leggere dopo la foto)

Con l’avvento definitivo dei vaccini, tra l’altro, nessuno avrebbe più studiato quei protocolli. La Verità si è perciò chiesta come mai, invece, Aifa abbia speso tante energie “per analizzare la cura a una malattia ormai inoffensiva, con due anni di ritardo, con un farmaco che”, nella migliore delle ipotesi, “funzionicchia”.

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