In questo articolo useremo definizioni molto tecniche, dunque partiamo subito con la notizia, allarmante, per poi tentare di capire che succeda, e perché. Le analisi del sangue di 302 donne incinte e del cordone ombelicale dei loro bimbi appena nati hanno rilevato che il 97 percento dei campioni era contaminato dalle Pfas, secondo lo studio pubblicato su Environmental Health Perspectives da un team statunitense. Ora, cosa si intende per Pfas. Sciogliendo l’acronimo, parliamo delle sostanze perfluoroalchiliche, altresì note come acidi perfluoroacrilici, ma anche come sostanze chimiche “per sempre”, poiché purtroppo non abbandoneranno mai l’organismo che le assimila, degradandosi molto difficilmente. Il team di ricerca era guidato da scienziati del Programma sulla salute riproduttiva e l’ambiente dell’Università della California di San Francisco, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Laboratorio di Chimica Ambientale – Dipartimento di Controllo delle Sostanze Tossiche della California Environmental Protection Agency e dell’Università della California di Berkeley. (Continua a leggere dopo la foto)
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Dove troviamo le Pfas: praticamente dappertutto
Le Pfas sono sostanze chimiche molto diffuse negli ambiti più disparati e per la produzione di moltissimi oggetti, per via delle loro proprietà di resistenza, antiaderenza, idrorepellenza e durabilità nel tempo: li troviamo negli oggetti in plastica come nei capi di abbigliamento, nei prodotti per l’igiene della casa e della persona, nei contenitori del nostro cibo, nelle pentole e nelle padelle, persino nei giocattoli. Lo studio in questione, che, come detto, ha coinvolto 302 donne in stato di gravidanza ha operato attraverso un campione piuttosto eterogeneo per età, etnia e provenienza geografica. I ricercatori hanno analizzato campioni del loro sangue e del sangue presente nel loro cordone ombelicale alla ricerca di sostanze chimiche potenzialmente pericolose. E le hanno trovate nel 97 per cento dei casi, dunque pressoché in tutti i campioni analizzati. In tutti i casi, contenevano un tipo di Pfas noto come Pfos (perfluorottano sulfonato), che è stato a lungo associato a diversi problemi di salute, compresi difetti alla nascita. Altre sostanze chimiche trovate nella maggior parte delle donne incinte includevano acidi grassi anormali e sostanze utilizzate per produrre pesticidi, alcuni farmaci e plastica, quali PFHxS, acido ottadecanedioico e acido desossicolico. (Continua a leggere dopo la foto)
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I rischi
“Vi sono evidenze scientifiche – spiega Vincenzo Di Donna, consigliere dell’Ame, la Associazione dei medici endocrinologi, sollecitato da Il Riformista – che mostrano che alcune di queste sostanze sono associate a un aumentato rischio di diabete gestazionale e pre-eclampsia, complicanze che possono rivelarsi anche gravi in gravidanza, una condizione potenzialmente fatale”. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Tracey J. Woodruff, docente presso il Dipartimento di Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione dell’ateneo di San Francisco. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’accordo del 2000
“Siamo esposti a centinaia di sostanze chimiche – ha dichiarato al britannico The Guardian la professoressa Woodruff – e questa ricerca contribuisce a comprendere meglio l’impatto che stanno avendo sulla nostra salute”. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA), addirittura già nel 2000, aveva siglato un accordo con il più grande produttore di Pfos, il colosso degli adesivi e delle vernici 3M, per eliminare gradualmente l’uso di queste sostanze.
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