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“Il business del sangue”, ecco dove finiscono i soldi donati all’Avis. La clamorosa inchiesta lascia sconcertati

Pubblicato il 14/11/2023 23:01

Tecnicamente si tratta di un’associazione privata senza scopo di lucro che opera con finalità di interesse pubblico, ma l’Avis, Associazione volontari italiani del Sangue, beneficia anche di ingenti finanziamenti da parte del servizio sanitario nazionale per il sangue raccolto. Tutto bello e nobile, eppure vi è chi riesce a lucrare persino su questo. L’inchiesta del portale Fanpage sulle modalità di raccolta del sangue e, soprattutto, su dove finiscono i soldi delle Avis di Napoli e Roma, frutto di un lavoro di mesi di ricerche e approfondimenti, è stata divulgata oggi dal giornalista Antonio Musella, suscitando grande clamore, ma è certamente destinata a produrre effetti e conseguenze, e forse a compromettere l’immagine di una vera istituzione, che opera sin dal 1927 e che vanta oltre un milione di soci donatori. Investigando sulle modalità di raccolta del sangue nelle strade e piazze di Napoli, sono emerse gravi violazioni dei protocolli sanitari, come l’omissione di norme basilari per la sicurezza dei donatori. (Continua a leggere dopo la foto)
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Affitti e consulenze

Va da sé che tali azioni, non solo, violano le leggi vigenti, altresì comportano seri rischi per la salute pubblica. Al di là di questi ultimi, pur gravi, interrogativi sulla salute pubblica, concentriamoci dapprima sulla gestione opaca dei fondi. L’inchiesta del giornale online fa luce sui favoritismi familiari: l’indagine ha ricostruito i movimenti economici di alcune Avis locali in Campania e Lazio, così rivelando un circuito di affitti e di consulenze pagate a peso d’oro, che finiscono nelle tasche di parenti stretti dei dirigenti, trasformando l’attività di raccolta sangue in una questione di interesse personale. Circa il tema degli affitti, ad esempio, a Casalnuovo in provincia di Napoli, la sede dell’Avis locale, a cui paga l’affitto con un regolare contratto, è in capo alla Urania srl. Ebbene, i due proprietari della società sono Almonio Burattini, responsabile dell’Avis Casalnuovo, e il figlio di Leonardo De Rosa, che è a sua volta il direttore sanitario dell’Avis regionale. E non si tratta di un caso isolato, giacché il medesimo schema si ripete a Napoli: in via Rosaroll si trovano la sede dell’Avis Napoli 1 e l’Avis Campania, ed entrambi gli appartamenti appartengono alla moglie, alla figlia e al figlio di Bruno Landi, dirigente dell’Avis in Campania. In merito alle consulenze “gonfiate”, emerge – e questa volta vi spostiamo nel Lazio – il caso della struttura definita “Casa del donatore”, alla periferia Nord di Roma, che l’Avis locale ricevette dalla Regione Lazio nel 2018, anzitutto dietro richiesta dell’ex presidente dell’Avis di Roma, Maurizio Infantino. La realizzazione del progetto fu affidata alla società In Pocket srl, che risulta essere di proprietà dello stesso Infantino e di sua moglie. Tale struttura, oggi, a cinque anni di distanza, è inutilizzata, abbandonata e in evidente stato di degrado. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le emoteche mobili e le regole sanitarie

Particolarmente allarmante, poi, è il fenomeno delle emoteche mobili: in alcune città come Napoli, la raccolta di sangue in strada è una pratica diffusa, ma non esente da problemi. L’inchiesta ha rivelato come volontari e medici, pur di aumentare le quantità di sangue raccolto, siano disposti a trasgredire le regole sanitarie e le procedure di sicurezza. Le spycam di Fanpage mostrano (le immagini, al momento, non compaiono sul sito) che alcuni volontari non consegnerebbero la scheda di anamnesi ai donatori, compilandola loro e non mostrandola mai alle persone che si apprestano a donare, violando palesemente i protocolli. Può sembrare cosa da poco, invece il rischio è quello di mettere in circolo sangue non tracciabile o, peggio ancora, che possa essere esposto a rischi. (Continua a leggere dopo la foto)

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La replica dell’Avis: “mele marce”

Il presidente nazionale dell’Avis, il dottor Gianpietro Briola, raggiunto a Brescia, ove presta servizio, dai reporter di Fanpage, ha promesso gli opportuni accertamenti, precisando che si tratti di casi isolati, di “mele marce” che “infangano il buon lavoro di migliaia di volontari che lavorano sul territorio e di milioni di donatori”, ribadendo poi l’invito: “Sul territorio c’è bisogno di donare, quindi a tutti chiediamo di venire a donare il sangue, non per Avis, ma per i malati che ne hanno bisogno ogni giorno”.

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