
Nessun “effetto Sardegna”. Il campo largo non ha fatto in tempo a nascere che è già morto. Marco Marsilio vince nettamente le elezioni regionali in Abruzzo e viene riconfermato governatore. Sostenuto dal centrodestra unito, ha sconfitto il diretto avversario Luciano D’Amico, appoggiato da una larghissima coalizione di centrosinistra. Quando sono state scrutinate più di 1.200 delle 1.634 sezioni complessive (circa il 75%) il vantaggio dell’esponente di Fratelli d’Italia è del 53,5% contro il 46,5% ottenuto dal candidato sfidante. Ennesimo ko in un’elezione regionale negli ultimi tre anni per la sinistra. Pd e M5S, Schlein e Conte sono di nuovo lì a leccarsi le ferite. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Avevo concluso il comizio di venerdì promettendo che all’una di notte, massimo alle due, li avremmo mandati a dormire con dieci punti di vantaggio”, ha detto a caldo Marsilio. “Qualcuno ci ha sottovalutato e ancora raccontava di un testa a testa che non è mai esistito, se non nei sogni di chi ha provato ha raccontare un altro Abruzzo”. Dal suo quartier generale di Pescara tuona: “Il popolo abruzzese ha scelto di conferirmi l’onore di guidare la Regione per altri cinque anni”. Il campo largo “non era il futuro dell’Abruzzo e non sarà neanche quello del Paese”, sottolinea l’esponente di FdI. Perché “ha vinto la verità contro la menzogna e la calunnia. Hanno vinto i fatti contro le narrazioni fumose e le chiacchiere vuote”. (Continua a leggere dopo la foto)

A sinistra si segnala il crollo del Movimento 5 Stelle, che precipita dal 19,7% delle Regionali del 2019 (passando per il 18,5% di un anno e mezzo fa) al 6,5% attuale. Il Partito Democratico è al 20%. Secondo i dati pubblicati dal Viminale sul sito Eligendo, l’affluenza è stata del 52,2% degli aventi diritto al voto: un leggero ribasso rispetto alle scorse elezioni di cinque anni fa, quando l’afflusso era stato del 53,1%.
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