Una notizia che fa rabbia, parecchia. Nella consapevolezza che il mondo gira così, certo, ma non per questo bisogna rassegnarvisi. Giovanni Castellucci, ad e direttore generale di Atlantia, ha ricevuto una buonuscita di 13 milioni di euro come regalo d’addio, una cifra monstre che comprende copertura delle spese legali, assicurazione a tutela del patrimonio, casa e auto aziendale per i prossimi mesi e una quantità di stock option dl valore di 7 milioni. Una cifra che suona come un’offesa alle vittime e agli sfollati della tragedia del Ponte Morandi di Genova.
Perché la buonuscita di Castellucci, che pure in carriera si è distinto per le grandi capacità manageriali, è figlia proprio di quel drammatico 14 agosto 2018 in cui a perdere la vita erano state 43 persone, con altre 252 rimaste invece senza più un’abitazione. Famiglie alle quali Autostrade per l’Italia ha pagato soltanto 1,5 milioni di euro di risarcimento, dagli 8 ai 12 mila euro a singolo nucleo. Castellucci, che per quel crollo è indagato dalla procura di Genova, se ne va invece con 20 milioni in tasca.
Una figura, quella di Castellucci, finita tra l’altro nell’occhio del ciclone proprio nelle ore successive a quel terribile incidente quando, mentre il ministro Toninelli accusava Autostrade e la rabbia degli italiani montava in rete, rifiutò di scusarsi pubblicamente per il crollo, nonostante la perizia del giudice per le indagini preliminari avesse dimostrato il deterioramento del 68% dei cavi e che gli unici “interventi atti a interrompere i fenomeni di degrado ritenuti efficaci risalgono a 25 anni fa”.
Ecco, allora, che quella buonuscita appare maledettamente irrispettosa rispetto alle richieste avanzate legittimamente e mai ascoltate fino in fondo da parte di chi, sotto il Ponte Morandi, ha visto morire i propri cari. Un boomerang, per un’azienda che non ha devoluto somme alla ricostruzione del quartiere genovese, devastato, né deciso di destinare una parte del tesoretto di Castellucci alla beneficenza come gesto simbolico. Niente di niente. E allora quella pensione dorata si è trasformata in uno schiaffo, l’ennesimo, di fronte al quale non si può provare indifferenza.
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