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Polizia, vietato inseguire i criminali. L’ultima assurdità del ministro Lamorgese

Pubblicato il 01/04/2022 12:12 - Aggiornato il 07/12/2022 17:59

Gli agenti di polizia dovranno evitare le “cacce all’uomo”, gli inseguimenti entrati di diritto nell’immaginario collettivo e che, d’ora in poi, andranno cancellati dalla nostra memoria, se non in casi di estrema urgenza. Tutta colpa di una circolare firmata dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e che sta facendo discutere, parecchio, le forze dell’ordine e i loro rappresentanti: diramato dal Compartimento lombardo della polizia stradale, il testo “sconsigli fortemente” agli operatori in pattuglia di lanciarsi al seguito di eventuali malviventi.

Come spiegato dal Secolo d’Italia, nella circolare si suggerisce agli agenti, piuttosto che passare all’azione, di limitarsi ad annotare le informazioni riguardanti il veicolo in fuga e diramarle ad altre pattuglie, per attivare le ricerche. Un testo contenuto su carta intestata del Viminale e che ha provocato una forte reazione da parte dei diretti interessati: “La pattuglia – si legge nella circolare – dovrà, in caso di fuga dell’automobilista, annotare il numero di targa, modello del veicolo e direzione di marcia. Poi contattare la sala operativa che diramerà i dati a tutte le altre forze di polizia presenti nella zona”.

Non proprio il meccanismo più rapido ed efficace per garantire la sicurezza, verrebbe da pensare. E infatti la svolta voluta dal ministero dell’Interno non è passata inosservata, visto che la questione rischia di diventare un serio problema nella gestione della sicurezza pubblica. Il sindacato di polizia Sap è subito insorto: “Nella circolare viene fortemente consigliato che le pattuglie si limitino ad annotare il numero di targa dare l’allarme, restando immobili. Tale consiglio viene elargito con un’esaustiva elencazione delle numerose conseguenze penali, amministrative, disciplinari, erariali. Nonché quelle etico morali, nelle quali si incorrerebbe”.

“Riteniamo – ha concluso il Sap – che gli operatori ben conoscano i rischi, anche normativi, di un mestiere sempre più difficile da esercitare. Ma abbiano altrettanto chiaro il servizio che devono garantire al Paese. Vorremo preoccuparci di assicurare i delinquenti alla giustizia. E non delle conseguenze interne”.

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