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Il Green pass è già un flop: in Italia si fanno più terze dosi che prime

Pubblicato il 20/10/2021 16:16

In Italia, ormai, si fanno più terze che prime dosi. Un dato che emerge in maniera netta, dando un’occhiata agli ultimi dati diffusi dal ministero della Salute. A conferma di come siano più le persone che si fanno somministrare il cosiddetto “rinforzo”, come lo hanno chiamato diversi virologi da salotto tv in questi giorni, rispetto a quelle che scelgono invece di iniziare il ciclo. Nelle scorse ore, come riportato anche da Repubblica, le prime erano 50mila, le seconde 47mila. E lo scarto, stando agli analisti, sembra destinato a crescere ulteriormente nelle prossime ore.

Il Green pass è già un flop: in Italia si fanno più terze dosi che prime

Il boom dipinto dai media in questi giorni, ribattezzato “effetto Green pass”, si è quindi già esaurito, e non è nemmeno stato così imponente come inizialmente preventivato. Anzi. Le dosi sono già tornate a essere meno di 50mila al giorno, dopo essere salite fino a 75mila. E non si è arrivati al quel “90% di italiani vaccinati” che il governo Draghi aveva più volte annunciato come obiettivo. Tirando le somme, quindi, non è che si possa proprio parlare di un grande risultato.

A crescere, rispetto alle domande di vaccinazione, sono piuttosto le richieste per i tamponi rapidi, strumento che il governo sta cercando di rendere di difficile accesso (vedi la decisione di non renderli gratuiti) e al quale però sempre più italiani si rivolgono. Soprattutto per questioni di sicurezza, visto che il vaccino non rende immuni dal Covid e un test è il modo migliore per evitare guai sul fronte sanitario. Con la Federazione degli ordini dei Farmacisti italiani (Fofi) che ha annunciato l’imminente ampliamento del servizio.

Insomma, il Green pass non ha prodotto il boom di vaccinazioni sperato dal governo. Nel frattempo, però, è costato all’Italia una forte agitazione nelle piazze, con tanti cittadini che, vedendo calpestati i propri diritti, hanno scelto di manifestare e ribellarsi. E l’umiliazione di chi, andando a lavoro, si è trovato a dover pagare di tasca propria per un tampone, spesso costretto comunque a un trattamento diverso in azienda rispetto ai colleghi vaccinati. Se non è un disastro questo…

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