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Il Prof. Galli prima nega e poi ammette: “Ecco come mi hanno curato”

Pubblicato il 08/01/2022 10:03

Il professor Massimo Galli, tra i telvirologi più noti di questa pandemia, è risultato positivo al Covid malgrado tre dosi del vaccino che lui stesso ha contribuito a promuovere e sponsorizzare in ogni dove. Subito dopo la diffusione della notizia, La Verità aveva rivelato che il professore era stato curato a casa con le terapie domiciliari, ossia quelle cure che sembrano essere sempre più utili rispetto al vaccino e che, chissà perché, il governo continua a ostracizzare. Sotto sotto, però, anche chi non le promuove al pari del vaccino le utilizza. L’ex primario dell’ospedale Sacco di Milano (che è andato in pensione un paio di mesi fa), forse indispettito perché La Verità avesse svelato i fatti suoi, ha sentito l’obbligo di precisare di non essere stato “salvato dalle cure domiciliari”, come scritto dal quotidiano diretto da Belpietro, aggiungendo peraltro che “gli piacerebbe sapere quali”. Pronta è arrivata la replica proprio del direttore: “Beh, anche a noi sarebbe piaciuto fin dall’inizio sapere a quali cure è sottoposto”. (Continua a leggere dopo la foto)

E in un articolo pubblicato proprio oggi, 8 gennaio, Belpietro argomenta: “Di certo c’è il fatto che nonostante il professore abbia tenuto a far conoscere all’opinione pubblica di non aver ricevuto trattamenti domiciliari è stato egli stesso a confermare di essere stato assistito a casa, mentre le «sue ragazze» sequenziavano il virus che lo ha colpito in laboratorio. «Cure domiciliari» vuol dire terapia a domicilio. E che il primario sia stato assistito nella propria abitazione e non sia stato oggetto di ricovero in ospedale nonostante non sia stato colpito da «una variante bonacciona» della malattia (parole sue) è notizia che egli ha fornito spontaneamente davanti alle telecamere di Canale 5. Dunque, non si capisce che cosa egli volesse smentire con quell’aggiunta un po’ seccata”. (Continua a leggere dopo la foto)

È fatto noto, e confermato da lui stesso, che Galli sia stato curato con terapie domiciliari. Scrive ancora Belpietro: “Semmai, sarebbe stato interessante sapere se, una volta scoperto di essere positivo al Covid, Galli, che ammette di essere stato contagiato duramente dalla variante Omicron («Sono stato una schifezza, non è una passeggiata»), abbia messo in atto le linee guida del ministero della Salute, ovvero la famosa terapia a base di paracetamolo e vigile attesa che fino a pochi mesi fa Roberto Speranza suggeriva ai pazienti, difendendola a spada tratta contro chi consigliava interventi immediati per contrastare l’infezione. Davvero – ci siamo chiesti – Galli si è limitato alla compressa per ridurre la febbre, aspettando paziente che la temperatura scendesse?”. (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Belpietro: “A differenza della maggioranza degli italiani contagiati, Galli non è stato curato con paracetamolo e vigile attesa, ma con le monoclonali, ossia con quelle cure domiciliari da lui smentite. Certo, l’ex primario ha assicurato che se non avesse avuto le tre vaccinazioni le cose sarebbero andate decisamente peggio, «tenendo conto della mia età e della mia storia». Poi ha aggiunto che «la terza dose è fondamentale, risolve in larga misura il problema dell’ospedalizzazione, ma non quello dell’infezione», precisando però che Omicron sembra bucare la protezione offerta dal vaccino e dunque mandare a pallino l’illusione dell’immunità di gregge. Da ultimo, ci permettiamo una domanda se la variante sudafricana aggira lo scudo protettivo offerto dall’iniezione, al punto che Galli se non fosse stato curato con le monoclonali sarebbe finito in ospedale, ha senso un obbligo vaccinale quando dopo la terza dose probabilmente, se si dà retta all’ex primario del Sacco, ne servirà una quarta? E se dopo la terza dose, come è successo al prof, ci si ammala lo stesso, come ci si cura? Con la vigile attesa, come dicono Speranza e compagni, o con le monoclonali come è stato fatto con il professor Galli? Urge risposta”.

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