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Questi prodotti danneggiano il cervello. La ricerca e il sorprendente elenco: “Li usiamo tutti i giorni”

Pubblicato il 06/04/2024 17:01 - Aggiornato il 06/04/2024 17:07

Una vita troppo sedentaria, l’abuso di alcolici e una scorretta alimentazione fanno male, è una ovvia banalità. Quel che non sapevamo è che anche i più salutisti tra noi sono parimenti a contatto, quotidianamente, con altri rischi, potenzialmente assai gravi: semplicemente a causa di prodotti che usiamo tutti i giorni, come quelli per la cura e l’igiene personale, ma anche per il contatto con una vasta gamma di articoli. Dalle apparecchiature elettroniche fino, addirittura, alle imbottiture di divani e materassi, nonché ai tappeti e alle tende, tutti rilasciano sostanze chimiche. Il tutto è al centro di uno studio intitolato Pervasive environmental chemicals impair oligodendrocyte development (“Le sostanze chimiche ambientali pervasive compromettono lo sviluppo degli oligodendrociti”), pubblicato su Nature Neuroscience, che ha valutato i loro rischi sulla salute, in particolar modo per quella del cervello. Dapprima chiariamo cosa sono gli oligodendrociti,  ovvero particolari cellule presenti nel sistema nervoso, per la precisione specializzate nella produzione di un isolamento protettivo intorno alle cellule nervose. Dunque, talune sostanze chimiche con cui siamo in contatto tutti i giorni potrebbero favorire malattie neurologiche come la sclerosi multipla o disturbi dello spettro autistico. (Continua a leggere dopo la foto)

prodotti danneggiano cervello studio

L’allarmante ricerca

Sicché emerge che fattori ambientali svolgono un ruolo significativo in queste patologie, più della genetica. A lanciare l’allarme un gruppo di ricercatori della Case Western Reserve University School of Medicine, gli autori della ricerca. Il nuovo studio ha rilevato che alcune comuni sostanze chimiche domestiche colpiscono specificamente gli oligodendrociti del cervello. “La perdita di oligodendrociti è alla base della sclerosi multipla e di altre malattie neurologiche – ha dichiarato Paul Tesar, professore di Terapeutica Innovativa, direttore dell’Istituto di Scienze gliali della Facoltà di Medicina e ricercatore principale dello studio – Ora dimostriamo che specifiche sostanze chimiche presenti nei prodotti di consumo possono danneggiare direttamente gli oligodendrociti, rappresentando un fattore di rischio precedentemente non riconosciuto per le malattie neurologiche”. (Continua a leggere dopo la foto)

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A cosa prestare attenzione

Tra i prodotti che potrebbero contenere ritardanti di fiamma organofosfati vi sono poi tende, tappeti, vestiti, giocattoli in plastica, rivestimenti per pavimenti mentre composti di ammonio quaternario si possono trovare in detersivi e detergenti vari. I ricercatori hanno analizzato oltre 1.800 sostanze chimiche a cui l’uomo può essere esposto. Poi, la squadra di ricerca ha identificato le sostanze chimiche che hanno danneggiato selettivamente gli oligodendrociti, appartenenti a due classi: i ritardanti di fiamma organofosfati e i composti di ammonio quaternario. Nello specifico, i ritardanti di fiamma organofosfati vengono aggiunti a plastiche, articoli tessili e apparecchiature elettroniche per ridurne l’infiammabilità, e i composti dell’ammonio quaternario, spesso presenti in disinfettanti e detergenti per le loro proprietà igienizzanti (quelli che ai tempi del Covid-19 usavamo con una certa frequenza). Entrambe le sostanze, dunque, interrompono lo sviluppo degli oligodendrociti, cellule specializzate nella produzione della mielina, ovvero la guaina che abbiamo detto proteggere e isolare le fibre nervose, la cui perdita è una delle principali cause di sclerosi multipla e altre malattie che colpiscono il sistema nervoso centrale. I composti quaternari dell’ammonio e i ritardanti di fiamma danneggiano gli oligodendrociti attraverso meccanismi distinti: i primi provocano la morte degli oligodendrociti, mentre i ritardanti di fiamma organofosfati ne impediscono la maturazione, come dimostrato dai ricercatori in sistemi cellulari e organoidi in laboratorio, oltre che in cervelli in via di sviluppo nei topi. (Continua a leggere dopo la foto)

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“Ridurre al minimo l’esposizione”

In conclusione, facciamo nostre le parole del professor Paul Tesar, pubblicate dal portale Fanpage: “Speriamo che il nostro lavoro contribuisca a prendere decisioni appropriate riguardo a misure normative o interventi comportamentali per ridurre al minimo l’esposizione alle sostanze chimiche e proteggere la salute umana”.

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