È una sostanza tossica per la fertilità, e persino per il feto in epoca prenatale, nonché per il sistema immunitario e per lo sviluppo, oltre a essere associato anche al cancro, al diabete, a malattie cardiovascolari, a disturbi del neuro-sviluppo, a disfunzioni immunitarie, all’obesità e a patologie metaboliche. Nonostante tutto ciò, inconsapevolmente, ci troviamo a contatto con la sostanza chimica conosciuta come Bisfenolo A (Bpa), di fatto, tutto i giorni: è presente nei contenitori alimentari in plastica e metallo, nelle bottiglie riutilizzabili, ragion per cui la contaminazione avviene principalmente attraverso il cibo, ma va detto che tracce del Bisfenolo A sono state rinvenute finanche nei tubi dell’acqua potabile. Sicché desta un certo allarme il rapporto dell’Agenzia europea dell’Ambiente (Eea), che ha rivelato come una quota tra il 71% e il 100% dei soggetti osservati – persone provenienti da undici Paesi dell’Unione europea – abbia superato i limiti consentiti di esposizione al Bisfenolo A oltre i livelli considerati sicuri per la salute. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un rischio per milioni di persone
Tutto ciò “rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone”, è scritto dalla Agenzia europea. La ricerca è stata effettuata attraverso le analisi delle urine di 2.756 persone, un campione significativo di cittadini, ed è stata condotta dal gennaio 2017 al giugno 2022. Se, da un canto, la Commissione europea sta già preparando un Regolamento per vietare l’uso del Bisfenolo A nei materiali a contatto con gli alimenti, compresi la plastica, le lattine e gli imballaggi rivestiti, d’altro canto è un intervento assai tardivo, quello di Bruxelles, che dovrebbe concretizzarsi solo nei primi mesi del 2024, secondo quanto si apprende dal sito della Commissione europea, nella sezione dedicata alle prossime iniziative legislative. Dal 2006 ad oggi sono stati pubblicati circa 300 studi sui meccanismi d’interferenza con il sistema metabolico. È da quasi due decenni, dunque, che il bisfenolo A allarma gli scienziati; un po’ meno gli enti di regolamentazione. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli interventi della Ue, parziali e tardivi
Sino a ora, a poco sono serviti i bandi europei, parziali, sul Bisfenolo: con colpevole ritardo, la Commissione Ue, lo scorso aprile, ha ridotto di 20mila volte la dose tollerabile della sostanza chimica: la dose giornaliera tollerabile di Bisfenolo A è scesa dai 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno del 2015 a soli 0,2 nanogrammi. Già nel 2011, invece, ne era stato proibito l’utilizzo nella produzione di biberon in policarbonato, secondo la Direttiva numero 8 del 2011. Ancora troppo poco, in merito a tale sostanza chimica sintetica. Il rapporto si è basato su dati provenienti dallo studio Human-Biomonitoring-Studies (HBM4EU), condotto, come anticipato, in undici Paesi della Unione europea, ovvero: Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Finlandia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Svizzera. (Continua a leggere dopo la foto)
I sostituti del Bisfenolo A
Riprendiamo, dalla lettura de L’Indipendente, il seguente passaggio della ricerca condotta dalla Agenzia europea dell’Ambiente: “Va notato che il limite di quantificazione dei metodi analitici utilizzati per monitorare il BPA nelle urine umane è superiore al valore guida per il biomonitoraggio umano (HBM-GV). Ciò significa che i superamenti segnalati sono numeri minimi; esiste la probabilità che in realtà tutti gli 11 Paesi abbiano tassi di superamento del 100% esposti al di sopra dei livelli di sicurezza”. Un ulteriore problema è dettato dal fatto che i sostituti del bisfenolo A in alcuni prodotti si siano rivelati anch’essi nocivi, ecco perché la stessa Agenzia europea che ha prodotto la ricerca e ha lanciato l’allarme raccomanda, ora, di esaminare la sicurezza delle diverse sostanze, declinandole per gruppi.
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