Al recente meeting annuale di Comunione e Liberazione, le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non sono passate inosservate e, su più di un tema, ai commentatori sono apparse come un pungolo al governo di Giorgia Meloni. Dunque, secondo l’analisi di Marco Antonellis per Il Giornale d’Italia, le riforme costituzionali che ha in mente la presidente del Consiglio, all’uopo ricordate e puntualizzate dallo stesso presidente della Repubblica (che ha anche citato il tema dei migranti, tallone d’Achille della Meloni), mettono esattamente la presidente del Consiglio al centro del mirino, restituendo precisamente tale problematica coesistenza. Meloni non ha replicato ufficialmente, ma Mattarella stesso sa di essere l’ultimo e unico ostacolo per la leadership della premier, l’unico per carisma e per il sostegno popolare che può tuttora vantare. Insomma, “Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è ottima”, come diceva Mao. (Continua a leggere dopo la foto)
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La guerra fredda tra il Colle e la premier
E sì, perché, stando a quanto filtra e viene riportato ancora da Il Giornale d’Italia, alleanze imprevedibili e inconfessabili stanno prendendo piede nelle stanze del potere. In particolare, una è già praticamente certa, da mesi: è l’ondivago Matteo Renzi a far valere il peso specifico delle proprie truppe parlamentari e, infatti, l’accordo è per una grande riforma costituzionale che abbia come perno una forma di premierato di stampo britannico, dunque con la elezione diretta del presidente del Consiglio: una riforma drastica a suo tempo già accarezzata dallo stesso Renzi quando si trovava al governo. Sicché è un logoramento di nervi, una guerra fredda, psicologica, quella tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Giorgia Meloni vorrebbe piazzare sul Colle un uomo di centrodestra, più accondiscendente, e secondo fonti interne potrebbe essere Marcello Pera, l’ex presidente del Senato. Tuttavia, appena ieri, sull’onda del “caso Vannacci”, scriveva la Repubblica che il “profilo bipartisan” dell’attuale ministro della Difesa, Maurizio Crosetto, lo renderebbe un futuro candidato naturale per l’alta poltrona del Colle. (Continua a leggere dopo la foto)
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Entra in gioco Matteo Renzi
Dal canto suo, Matteo Renzi spingerebbe Pier Ferdinando Casini per il dopo Mattarella, che potrebbe essere anche anticipato: una riforma costituzionale che introducesse il premierato toglierebbe molto potere al Capo dello Stato, costringendolo alle dimissioni oppure a un ruolo puramente rappresentativo e formale, ma di fatto senza potere di veto o di indirizzo politico alcuno. Intervistato da La Stampa pochi mesi fa, Renzi diceva così: “La verità è che oggi i poteri del Quirinale sulla carta sono infiniti. Se si studiano i cavilli, si scopre che viviamo già in una situazione di semipresidenzialismo potenziale“.
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