di Luca Pinasco.
Una politica economica, monetaria o fiscale che sia, per aver effetto deve essere tempestiva, cioè deve essere capace di provocare nell’economia uno shock di senso opposto rispetto, ad esempio, alla crisi economica che mira a contrastare. Questo basterebbe per accertare la totale inadeguatezza delle capacità di risposta delle istituzioni europee. Si pensi che dopo la crisi del 2007, governo americano e Federal Reserve avviarono politiche espansive già nel 2008. La Bce invece ha avviato un primo intervento nel 2012 (5 anni dopo la crisi) per poi potenziarlo nel 2015. Tra l’altro in un folle contesto dove la Commissione Europea predicava politiche pro-cicliche di austerità.
Oggi accade più o meno la stessa cosa. Mentre tutti i paesi normali del mondo sviluppato al di fuori della UE sono intervenuti tempestivamente, noi sei mesi dopo decidiamo la politica da adottare, la quale però -come se sei mesi non fossero sufficienti ad affossare l’economia- sarà effettiva a partire dall’anno prossimo. È l’assurdo, va contro qualsiasi logica macroeconomica. Non serve neppure aprire il manuale di economia politica per capire la totale inefficacia di una cosa simile. Ma nelle logiche UE al peggio non c’è mai fine. All’assenza di tempestività si aggiunge un’inconsistenza che sfiora il ridicolo, manifestata in tutta la sua pochezza nel Recovery Fund (Mes 2.0), come a riconfermare il fatto che questa Europa è ormai fuori dalla storia, inadeguata alle sfide globali e che mai riuscirà a competere con Cina e Usa. Mentre gli altri paesi hanno messo sul piatto interventi di centinaia o migliaia di miliardi, qui da noi per quattro giorni la stampa non ha fatto altro che parlare a reti unificate delle trattative europee per il Recovery Fund.
Qual’è stato il grande successo di Conte? 80 miliardi a fondo perduto in 4 anni, dal 2021 al 2023.
Tutta l’irrilevanza di questa contrattazione sta in questo dato: 26 miliardi l’anno a fronte di un crollo economico di 250 miliardi soltanto per quest’anno. I restanti 120 miliardi ottenuti sono prestiti condizionati alle riforme strutturali che ormai conosciamo bene.
Se si fossero utilizzate la metà delle energie per pubblicizzare un BTP indirizzato esclusivamente a cittadini italiani si sarebbero mobilitati con estrema semplicità i 250 miliardi necessari, e il governo li avrebbe potuti spendere SUBITO, senza dover aspettare sei mesi per iniziare a spenderne una frazione.
Senza considerare l’ipotesi più semplice di tutte, considerata tabù in Europa, ovvero l’intervento diretto della banca centrale, come accade in ogni altro paese normale.
Sarà passata allora l’idea che l’UE è totalmente inadeguata a fare politiche economiche? Assolutamente no. Al contrario, anche questa volta, è passata l’idea che senza l’UE non potremmo farcela. In realtà però anche questa volta soli avremmo fatto molto meglio.