Di fronte a un’Europa totalmente incapace di affrontare la crisi economica, costretta a ricorrere a passaporti sanitari e restrizioni per mettere il bavaglio ai cittadini e nascondere le proprie, gravi mancanze, c’è chi ha deciso di dire basta e alzare la voce. Non l’Italia di Draghi, ovviamente, la cui devozione a Bruxelles non è mai stata in discussione, ma i nostri vicini austriaci, che per bocca del cancelliere Sebastian Kurz hanno annunciato un drastico cambio di rotta per quanto riguarda il reperimento dei vaccini anti-Covid.
“L’Austria non farà più affidamento sull’Ue e, insieme a Israele, nei prossimi anni produrrà dosi di vaccino di seconda generazione per ulteriori mutazioni del coronavirus, lavorando insieme alla ricerca di opzioni di trattamento” ha spiegato Kurz. Secondo il cancelliere, atteso nei prossimi giorni in Israele, “il fabbisogno della sola Austria è stimato a circa 30 milioni di dosi di vaccino”.
Kurz incontrerà a breve i rappresentanti delle principali società farmaceutiche austriache. Nella dichiarazione il cancelliere ha sostenuto che l’approccio tramite l’Ue “è stato fondamentalmente corretto, ma l’Ema (Agenzia europea per i medicinali) è troppo lenta con le approvazioni dei vaccini e ci sono rallentamenti nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche. Dobbiamo quindi prepararci a ulteriori mutazioni e non fare più solo affidamento sull’Ue per produrre vaccini di seconda generazione”.
Impossibile, d’altronde, andare avanti con i programmi di vaccinazione della popolazione basandosi sugli accordi stretti dall’Ue con i colossi di Big Pharma, a tutto vantaggio di questi ultimi. Le aziende, dopo aver intascato miliardi di euro, non hanno rispettato gli accordi, né sui tempi né sulle quantità di vaccini che, tra l’altro, lasciano ancora dubbi anche sull’efficacia. A pochi passi dai nostri confini, ci si allontana da un’Europa che non funziona. Noi, invece, continuiamo a sventolare la bandiera dell’Unione, saldamente stretta nelle mani di Mario Draghi.
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