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Vaccini, è caos su efficacia e durata della protezione. Ma Big Pharma insiste per la terza dose

Pubblicato il 08/10/2021 10:27 - Aggiornato il 08/10/2021 10:29

Terza dose per tutti, il prima possibile. E somministrazioni anche ai bambini, con altrettanta fretta. I colossi del settore farmaceutico sono già ripartiti in pressing, nel tentativo di spingere le agenzie del farmaco nazionali a dare il via libera alle nuove corse al vaccino. Forti di una nuova lettura: “I farmaci perdono di efficacia già dopo soli sei mesi, quindi serve una nuova inoculazione per rialzare subito le difese”. In pratica: vi avevamo parlato di prodotti in grado di difendervi dal Covid, mentivamo. Perché in realtà la protezione, già di per sé non totale, dura meno di quanto annunciato. Proprio per questo, però, potremo raddoppiare il nostro volume d’affari grazie a nuove dosi da somministrare a tutti.

Un passaggio, quello economico, evidenziato bene dalle parole dell’amministratore delegato di Pfizer Albert Bouria, che nell’auspicare l’arrivo di “un vaccino che durerà almeno un anno, ma non lo sappiamo davvero”, ha invitato i governi a somministrare in contemporanea prima e terza dose. Portare avanti la campagna vaccinale per chi ha completato il primo ciclo, e allo stesso tempo insistere su chi ancora rifiuta di sottoporsi all’inoculazione. Perché il business è business, signori, e finché gli Stati non vedono alternativa agli attuali farmaci anti-Covid, Big Pharma pensa a gonfiare ulteriormente le casse già straripanti.

Le parole dell’ad di Pfizer hanno creato, tra l’altro, grotteschi paradossi di cui la stampa ammaestrata non parla. Bourla ha infatti confermato, sulla base dei dati provenienti da Israele, come dopo sei mesi si assista a una “chiara caduta nella protezione” dei vaccini, evidente “prima con infezioni asintomatiche e poi con una malattia lieve. Subito dopo, ricoveri e infezioni gravi”. Intervenire dopo sei mesi, dunque. Mentre in Italia il Green pass, tanto voluto da Mario Draghi, ha una validità di dodici, esattamente il doppio. La conferma di quanto il certificato verde non sia affatto sinonimo di sicurezza e, anzi, si sia trasformato in fonte di potenziale pericolo.

Un caos generale, quello che circonda i farmaci, che vede ora le aziende invocare la terza dose subito, mentre tante autorità sanitarie stanno invece tirando il freno. I Centers for Disease Control and Prevention, importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America, hanno infatti predicato cautela, sostenendo l’opportunità del richiamo soltanto per le categorie fragili e gli over 65. Svezia e Danimarca hanno imposto lo stop alla somministrazione di Moderna rispettivamente per gli under 30 e gli under 18. Big Pharma spinge invece per l’inoculazione anche ai più giovani, pur avendo ammesso la breve durata della protezione degli attuali prodotti. L’Italia, ovviamente, per bocca del ministro alla Salute Speranza ha già negato che esistano problemi, pronta a un nuovo giro di vaccinazioni.

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