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La riforma del catasto? Ce l’ha chiesta l’Europa (e Draghi, ovviamente, obbedisce)

Pubblicato il 07/10/2021 14:26 - Aggiornato il 07/12/2022 18:43

L’Europa ordina e l’Italia, come sempre, obbedisce. Anteponendo agli interessi dei propri cittadini quelli dei colletti bianchi, delle multinazionali, dei signori imbellettati che abitano i palazzi del potere, a partire proprio da quelli di Bruxelles. Non c’è niente di più e niente di meno dietro le tante polemiche che stanno accompagnando la riforma del catasto, con il disegno di legge approvato dal governo che non è in senso stretto un provvedimento collegato al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ma di fatto fa parte della cornice politica del Recovery Plan.

La riforma del catasto? Ce l'ha chiesta l'Europa (e Draghi, ovviamente, obbedisce)

Da anni, ormai, la Commissione europea sollecita l’Italia, con raccomandazioni a getto continuo che hanno sempre lo stesso oggetto: “Rivedere i valori catastali non aggiornati”. Quale miglior occasione che l’avvento di Mario Draghi, totem dell’Ue, per assecondare gli appetiti di Bruxelles? Ecco, allora, che l’articolo inserito nella delega dà il là al processo che porterà, inevitabilmente, un aumento delle tasse a carico dei proprietari di case. Nonostante tutti, oggi, si sbraccino nel promettere il contrario.

Come dichiarato dagli stessi rappresentanti del governo, la nuova mappatura degli immobili sarà disponibile a partire dal 2026. A quel punto, teoricamente, il governo avrà la possibilità di decidere se e in che misura usare le informazioni per rivedere il prelievo fiscale sugli immobili. Con il forte timore, già avanzato da Confedilizia, che il tutto si trasformi in un incremento della tassazione sul patrimonio.

Scontato che, purtroppo, alla fine sarà proprio così. Non si spiega altrimenti la volontà del governo di avviare questo iter, se non con la precisa volontà di assecondare l’ennesima richiesta di Bruxelles che finirà per gravare tutta sulle spalle delle famiglie. Nel nostro Paese, a oggi, la la tassazione patrimoniale complessiva è pari a circa il 2,4 per cento del Pil, ovvero più di 40 miliardi (dati aggiornati al 2019, prima dell’esplosione della pandemia di Covid). La mazzata, in questo senso, è soltanto rinviata.

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