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Sequestro in Libia, 18 pescatori nella mani di Haftar. Ennesimo smacco per l’Italia

Pubblicato il 15/09/2020 15:30

La vicenda è grave, ma pochi ne parlano. I 18 membri dell’equipaggio dei due pescherecci di Mazara del Vallo, sequestrati il primo settembre dai militari del generale Khalifa Haftar, sono ancora trattenuti in Libia. Dopo essere stati interrogati, sono stati trasferiti in una struttura, a Bengasi, da cui non possono uscire liberamente. 

Ciò che viene contestata, riferisce il Fatto Quotidiano, è “la presenza dei loro pescherecci all’interno delle 72 miglia (sessanta in più delle tradizionali 12 miglia), che la Libia dal 2005 rivendica unilateralmente come acque nazionali, in virtù della convenzione di Montego Bay che dà facoltà di estendere la propria competenza fino a 200 miglia”.

Inutili i tentativi dei familiari di stabilire contatti con i sequestrati. La signora Rosetta Ingargiola, madre del comandante del motopesca Medinea, dichiara al Fatto.it: “Mi sento malissimo perché 24 anni fa ho perso un altro figlio in mare e non voglio perdere anche questo. Abbiamo bisogno di sentire la loro voce, fate qualche cosa, portateli subito a casa”. I familiari dei marinai lanciano l’appello, chiedono interventi immediati ed efficaci, “siamo pronti a partire per Roma assieme ad un bel gruppo di pescatori, perché non ci si può dimenticare di cittadini italiani che si trovano bloccati in un paese in guerra”.

Alcuni ritengono che il sequestro dei 18 pescatori sia collegato ai 4 libici detenuti in Italia, “condannati a 30 anni di carcere dalla corte d’Appello del Tribunale di Catania, con l’accusa di essere scafisti e carcerieri della cosiddetta ‘Strage di Ferragosto’ che nel 2015 portò alla morte di 49 migranti che viaggiavano a bordo di uno dei tanti barconi partiti dalle coste libiche”. 

I generali sequestratori starebbero così chiedendo lo ‘scambio dei pescatori con i 4 carcerati’. Tale ipotesi comunque non ha ricevuto ancora conferme dalla Farnesina. Anche se, Il fatto Quotidiano riferisce che “proprio in questi giorni i familiari dei quattro detenuti libici hanno manifestato a Bengasi per chiedere la loro estradizione”.