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La vergognosa repressione di Pechino: 370 arresti tra i manifestanti a Hong Kong

Pubblicato il 02/07/2020 10:41

370 persone finite in carcere per aver protestato contro la legge sulla sicurezza nazionale approvata dal governo di Pechino e firmata dal presidente Xi Jinping a conclusione dei lavori del Comitato permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo. Una vergogna andata in scena sotto gli occhi del mondo, rimasto come sempre immobile di fronte a un’ingiustizia odiosa, intollerabile. Quella messa in atto dalle forze dell’ordine nei confronti della popolazione che, vedendo minacciata la propria libertà personale, si è riversata in strada per urlare la propria rabbia. Con la repressione scattata subito, ferrea.

La vergognosa repressione di Pechino: 370 arresti tra i manifestanti a Hong Kong

Le immagini che hanno fatto il giro del mondo mostrano gli agenti di polizia utilizzare cannoni ad acqua, spray urticanti, proiettili di gomma e lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Con arresti sommari e violenze in strada che lasciano inorriditi. La conseguenza, tristemente prevedibile, di quei quasi 70 articoli che compongono la nuova legge sulla sicurezza nazionale varata da Pechino, pensata per spegnere sul nascere le turbolenze che si intravedevano già a Hong Kong. Mentre i cittadini organizzavano, nel 23esimo anniversario del ritorno dell’ex colonia inglese sotto la Cina, una marcia democratica, ecco arrivare nuove sanzioni, durissime: addirittura l’ergastolo nei casi di contestazione dei reati più gravi per chi fosse sceso in strada.

La vergognosa repressione di Pechino: 370 arresti tra i manifestanti a Hong Kong

La manifestazione di Hong Kong si sarebbe infatti facilmente inserita nella lunga scia di proteste iniziate a giugno 2019 per chiedere al Parlamento cinese delle riforme democratiche. E così, con il pretesto delle norme anti-contagio da rispettare, ecco la stretta, durissima. Accompagnata da una limitazione dell’autonomia di cui storicamente gode Hong Kong in base agli accordi raggiunti in passato tra Cine e Regno Unito, con uno status speciale su visti e commerci in vigore ormai dal 1992. Il ministro degli Esteri inglese Domici Raab ha parlato di “attacco alla libertà di parole e di manifestazione”, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha definito le leggi “draconiane” aggiungendo che “si è messo fine alla libertà dei cittadini di Hong Kong”.

La vergognosa repressione di Pechino: 370 arresti tra i manifestanti a Hong Kong

Mentre gli analisti si dividono sugli effetti che la nuova legge avrà nei confronti dell’economia di Hong Kong, la rabbia per la repressione ha portato a dichiarazioni sdegnate da più o meno tutte le democrazie occidentali. Con l’eccezione della Farnesina e di Palazzo Chigi, rimasti colpevolmente in silenzio di fronte agli orrori del governo cinese. Non che gli altri Stati siano andati oltre le dichiarazioni di cancelleria, per ora, spaventati dalle possibili ripercussioni commerciali. Ma il silenzio di Conte è Di Maio è stato clamoroso, assordante. Inadeguato, in un momento storico in cui il nostro Paese avrebbe bisogno di una sana dose di coraggio. E non solo nei confronti di Pechino.

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