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La Troika è sempre in agguato: tutte le trappole nascoste dietro il “Mes light”

Pubblicato il 09/05/2020 10:59

Ancora una volta, guarda caso, il Mes è tornato al centro del palcoscenico dopo essersi cambiato il costume. Con l’accordo raggiunto nel corso dell’Eurogruppo accompagnato dalla promessa di un totale stravolgimento dei meccanismi che regolano il fondo Salva-Stati, pronto ora a presentarsi agli occhi dei cittadini europei come un’arma totalmente disinnescata, non più pericolosa per nessuno. Ma le cose stanno davvero così? In realtà, come sempre, dietro l’ennesimo parlare di una versione “light” dello strumento si nascondono insidie pronte a saltare fuori appena le opinioni pubbliche dei vari Paesi avranno iniziato ad appoggiare fortemente la possibilità di ricorso.

La Troika è sempre in agguato: tutte le trappole nascoste dietro il "Mes light"

Nel decimo punto dell’accordo, infatti, si fa riferimento all’articolo 13 del trattato originale che istituiva il Fondo, che recita: “I prestiti del Mes fruiranno dello status di creditore privilegiato in maniera analoga a quelli del Fondo Monetario Internazionale”. E quindi andranno rimborsati prima degli altri, trasformando di conseguenza in non privilegiati tutti gli altri prestiti contratti nel frattempo da un eventuale Stato aderente. Per un’Italia il cui debito è già poco sopra il “junk”, spazzatura, nella considerazione internazionale questo potrebbe significare uno spread alle stelle e l’impennata negli interessi da pagare per conquistare la fiducia degli investitori.

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Insomma, anche nella sua versione teoricamente più zuccherata il Mes sembra una pillola nella quale si nasconde il veleno, destinato inevitabilmente a fare effetto presto o tardi. E d’altronde alle pagine de La Stampa il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha chiarito che la sospensione del patto di stabilità durerà soltanto per il tempo della pandemia. Poi, quando l’emergenza sarà alle spalle, le regole di bilancio che regolano in maniera ferrea l’operato dell’Ue torneranno subito a capeggiare sopra ogni altro principio. E per l’Italia gravata dalla crisi economica rientrare nel bilancio significherebbe affrontare manovre complicatissime, insostenibili per le tasche dei cittadini.

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Ecco, allora, la trappola della Troika: rassicurare oggi per arrivare puntualissima a chiedere il conto domani. L’accordo per il resto ha confermato i circa 37 miliardi di euro a disposizione dell’Italia, una nuova linea di credito che sarà a disposizione a partire dal 1 giugno con fondi che saranno richiesti agli Stati fino al 2022, con possibilità però di ulteriore proroga. Gentiloni, rallegrato, ha parlato di una vittoria, con l’eliminazione totale delle tanto temute condizionalità. Le realtà, però, è che le trappole sono ancora all’orizzonte, nonostante il governo, nei prossimi giorni, tenterà a tutti i costi di convincerci del contrario.

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