Un dibattito che prosegue, impossibile da estirpare come certa erba cattiva. E che si fa giorno dopo giorno sempre più pericoloso, visto le continue adesioni che il fronte del “Sì Mes” continua a ricevere. Un “Sì Mes” che si è travestito nelle ultime ore da “Sì Mes, tanto è light”, con i vari Prodi, Renzi e Berlusconi a sottolineare come ormai il Meccanismo, svuotato delle sue condizionalità, sia un’occasione d’oro, da non lasciarsi sfuggire. Ma qualcosa è cambiato davvero o rischiamo, aderendo al Fondo Salva-Stati, di andare incontro a un destino simile a quello, terribile, in cui è incappata la Grecia?

Bene ribadirlo: il Mes non ha ufficialmente cambiato pelle. Vero, dopo l’accordo dell’Eurogruppo si è previsto l’accesso a una linea di credito fino al 2% del Pil (nel caso dell’Italia 35 miliardi) con la sola condizionalità di usare quei soldi “per spese di assistenza sanitaria diretta e indiretta e per i costi relativi alla cura e alla prevenzione della crisi”. Ma allora esiste davvero un Mes light, verrebbe da pensare. Attenzione: all’atto pratico nessuno ha cambiato la natura del Meccanismo, che è e resta un creditore in tutto e per tutto. Con condizionalità che, come hanno ricordato diversi economisti in queste ore, possono essere all’ingresso (vedi il famoso memorandum firmato dalla Grecia) o inserite successivamente. Anche qui viene in mente l’esempio greco, con i programmi rivisti anche dopo la loro adozione.

Esistono modi per trasformare il Mes da potenziale trappola a strumento utile alla causa? Certo, ma in questo dovrà essere bravo Conte, che in sede di Consiglio Europeo dovrà riuscire a strappare soluzioni che elimino i pericolosi rischi che oggi accompagnano lo strumento. Una soluzione potrebbe essere quella di farsi assegnare i soldi in un’unica volta, evitando così che a ogni tranche sia poi necessario ridiscutere le condizioni. Un passaggio che farà capire fin da subito se l’Italia sarà stata in grado di alzare almeno un po’ la voce o se saranno stati i Paesi del Nord, al solito, a plasmare l’Europa a proprio piacimento.

Insomma, ricorrere al Mes resta al momento un rischio, considerando anche il fatto che, trattandosi di un creditore privilegiato, renderebbe meno sicuro il resto del debito italiano facendo salire i tassi richiesti dagli investitori per finanziarlo. Nelle ultime ore, però, la fetta di Partito Democratico favorevole al Fondo Salva-Stati si è andata allargando a vista d’occhio. E la sensazione è che, alla fine, anche Conte (fin qui fermo nella sua contrarietà) potrebbe vacillare.
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