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Cornuti e un po’ mazziati: la Commissione della von der Leyen non sorride all’Italia (nonostante Gentiloni)

Pubblicato il 11/09/2019 10:28

Un esercito con tanti generali, quello assemblato in queste ore da Ursula von der Leyen. Sulle cui intenzioni future restano tanti interrogativi, anche se la scelta delle truppe qualcosa la lascia intendere. Nella Commissione, infatti, c’è il primo vice presidente di Juncker Frans Timmermans, al quale è finita la delega agli affari ambientali. E c’è Valdis Dombrovskis, in passato alla guida del comitato voluto dallo stesso Juncker per coordinare le politiche economiche e monetarie. Nomine che hanno un significato preciso, all’insegna della continuità politica.

A uscire rafforzati da questo quadro, dunque, sono dei fedelissimi del Presidente della Commissione europea. Un modo per rassicurare i Paesi del nord Europa, quelli che di fronte alla scelta del nostro Paolo Gentiloni all’Economia hanno subito messo le mani avanti, invocando il rigore e anticipando (parole dell’austriaco Kurz): “Non pagheremo certo noi i debiti dell’Italia”. Un fronte compatto al quale la von der Leyen continua a fornire rassicurazioni, in barba a chi sperava in un’Unione meglio disposta nei confronti del Bel Paese.

Un quadro che non fa certo ben sperare, nonostante le letture ben diverse fornite dal fronte dem in questi giorni. L’Europa festeggia il ritorno del Pd al governo ma non si mostra affatto disposta a particolari concessioni nei nostri confronti. Vaghe promesse, quelle delle scorse ore alle quali se ne aggiungeranno certo altre nelle prossime settimane, che cozzano con una realtà ben diversa, quella del rigore e dei paletti, mai scardinati.

A uscire rafforzata dalle scelte della von der Leyen è poi la francese Sylvie Goulard, che terrà a battesimo una novità assoluta: oltre a badare al Mercato interno (e fin qui nulla di inedito) sarà incaricata di armonizzare lo sviluppo di sistemi di arma e di difesa in un nuovo direttorato (in Italia si parlerebbe di ministero) costituito per l’occasione. Un nome non di poco conto, considerando che nel 2017 l’esponente politica francese ha dovuto dare le dimissioni da Ministro perché è stata coinvolta in uno scandalo che riguardava l’assunzione fittizia di alcuni assistenti che lavoravano in Francia ma venivano pagati da Bruxelles. Lei ha proclamato la sua buona fede e restituito 45mila euro alle casse della Ue.

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