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Anche il Giappone lancia l’Helicopter Money: maxi-stimolo da 900 miliardi. Aiuti a famiglie e imprese

Pubblicato il 20/04/2020 11:44

Shinzo Abe, il premier del Giappone, ha deciso di non stare a guardare e ha varato un maxi-stimolo da 900 miliardi per rimettere in moto il Paese a affrontare quella che è la peggiore crisi dal dopoguerra. Il Giappone in un primo momento aveva provato a non mettere in quarantena il Paese e soprattutto un’economia già balbettante (con il tutto per tutto giocato sulle Olimpiadi del rilancio nazionale, poi puntualmente rinviate al 2021), ma messo alle strette dalla realtà della pandemia, anche Shinzo Abe ha deciso di fare la cosa più logica: iniettare liquidità per le imprese e per i cittadini. Così come hanno fatto Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Corea e altri grandi Paesi. Tutti, tranne l’Unione Europea e quindi l’Italia. In Giappone ora la situazione è nera e se l’epidemia non verrà arginata rischia di uccidere 400 mila persone.

Come racconta Filippo Santelli su Repubblica, “il premier ha ceduto, rassegnandosi a proclamare uno stato di emergenza che, pur senza divieti legali, inviterà i giapponesi a stare a casa per almeno un mese. Allo tesso tempo, quasi a esorcizzarne l’impatto, ha annunciato un mega stimolo economico da 900 miliardi di euro, il 20% del Pil, il più ricco nella storia del Paese. Contenere i costi umani ed economici del contagio diventa all’improvviso l’unica priorità, eclissando ogni altra considerazione strategica, dalla sostenibilità del debito, il più elevato al mondo, al riavvicinamento con la Cina, a cui Abe lavorava da mesi. Il pacchetto di emergenza varato dal governo contiene infatti anche degli incentivi per le aziende che lasceranno il Dragone e riporteranno gli stabilimenti in patria, una misura destinata ad irritare non poco Pechino”.

Ma non si guarda in faccia a nessun in questa situazione. Lo hanno capito tutti, tranne che noi. In Giappone, l’aumento dell’Iva scattato a ottobre aveva provocato un crollo dei consumi e del Pil, provocando la prima recessione dall’inizio della lunga era di Abe e della sua Abenomics, la strategia di rilancio economico lanciata nel 2012. “La pandemia – scrive Santelli – è arrivata ad aggiornare, in peggio, ogni previsione, e non solo per il Giappone. Eppure in mezzo alle tragiche stime pubblicate dal Fini, i tecnici di Washington considerano che il maxi stimolo varato dal governo dovrebbe permettere di contenere quest’anno la caduta del Pil a -5,2%, contro una media delle economie avanzate di -6.1”.

“Questo stimolo è più grande di quello varato durante la crisi del 2008, anche se lo spazio fiscale è più ridotto”, dice Alicia Garcia Herrero, capo economista per l’Asia di Natixis. “Il Giappone non aveva scelta, ma dubito che riuscirà a contenere la recessione”. Il Giappone però ha una garanzia: le politiche iper accomodanti della Banca del Giappone, che è anche acquirente di prima istanza, è aiuterà a tenere i costi dell’esposizione a livelli accettabili. Nel pacchetto di emergenza di Abe la parte da leone “è costituita da sussidi e supporto finanziario per famiglie e imprese. Per sostenere le aziende che rischiano il fallimento c’è un bonus una tantum fino a 16mila euro, in gran parte nella forma di sgravi fiscali e contributivi, mentre per le famiglie più povere e più colpite dalla crisi c’è un assegno fino a 2.500 euro”. Uguale all’Italia, vero?

Alla fine Abe lo ha allargato, promettendo 857 euro a ogni cittadino. Il Giappone lancia i soldi dall’elicottero, non è l’unico Paese a farlo in questa emergenza. Come si diceva prima, Abe ha varato anche un’altra misura: 2 miliardi di dollari alle aziende che spostano la produzione dalla Cina e la riportano in Giappone. Il grande tema è quello del “decoupling”, il divorzio dall’economia cinese auspicato da Trump”.

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