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Boom di contagi nonostante chiusure e tracciamenti: la lezione di Hong Kong e Nuova Zelanda ai tifosi delle restrizioni

Pubblicato il 04/03/2022 08:45

In epoca Covid abbiano sentito ripetere spesso quanto importante sia il confronto con i numeri degli altri Paesi, per capire quale strategia sta effettivamente funzionando e quali, invece, si sono rivelate fallimentari. L’Italia di Conte e Speranza ha provato, per mesi, a proporsi al mondo come “modello da seguire”, una narrazione smentita poi nel peggiore dei modi dalla Procura di Bergamo, che continua a indagare per capire quali e quanti errori potevano e dovevano essere evitati. Meglio guardare fuori, allora, alle decisioni prese da altri esecutivi. Per provare a imparare una lezione che, per esempio, Nuova Zelanda e Hong Kong ci stanno loro malgrado insegnando.

Entrambe le nazioni hanno scelto una via opposta rispetto a quella del Regno Unito, che con Boris Johnson si è mostrato particolarmente allergico alle imposizioni: tanto in Nuova Zelanda quanto a Hong Kong si è optato per rigide chiusure e quarantene, con risultati ben diversi però da quanto sperato. La conferma di come gli approcci segregazionisti siano destinati a fallire. Per mesi, i due Paesi si erano illusi di poter tenere sotto stretto controllo la circolazione del Covid. Poi la variante Omicron li ha travolti, confermando le paure degli scienziati: le restrizioni hanno lasciato la popolazione indifesa davanti alle mutazioni del virus.

Come raccontato da Patrizia Floder Reitter sulle pagine della Verità, la Nuova Zelanda ha scelto di contrastare la pandemia con rigoroso sistema di quarantena per i viaggiatori, blocchi durante le impennate nella curva dei contagi e periodi di isolamento prolungati per le persone risultate positive e per chi era stato a contatto con loro. Oggi è passata da una media di 2,7 contagi registrati il 2 marzo ai 17.232 delle ultime ore. Su una popolazione di 5 milioni di abitanti, un numero enorme, che fa paura. Alcuni scienziati stanno puntando il dito proprio contro le scelte del governo, che avrebbero impedito il raggiungimento dell’immunità di gregge.

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Non va meglio a Hong Kong, altro Paese che ha abbracciato la politica del “zero Covid”. Il governo era convinto che restrizioni e un articolato sistema di tracciamento avrebbero potuto portare il Paese fuori dall’incubo, salvo ritrovarsi di recente a contare 56.827 cittadini positivi in sole 24 ore. Il tutto nonostante in tutti e due gli Stati in considerazioni il tasso di vaccinati con almeno due dosi sia molto alto. Una lezione che dovremmo imparare bene anche dalle nostri parti. E che dovrebbero imprimersi in testa soprattutto i tifosi di lockdown, Green pass e restrizioni di ogni sorta.

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