L’evasione fiscale, che periodicamente torna d’attualità – essenzialmente per le reciproche accuse dei politici di opposti schieramenti – non è certo un problema da sottovalutare, parimenti non può essere affrontato in maniera scomposta o muscolare: paragonarla al terrorismo, ad esempio. Eppure, è stato lo stesso viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, a esprimersi in questi termini durante l’audizione della commissione parlamentare di Vigilanza sull’anagrafe tributaria. “L’evasione fiscale è come un macigno, tipo il terrorismo”, è l’equazione proposta da Maurizio Leo, che annuncia di voler stanare gli evasori anche attraverso i social network: sono evidenti le ricadute sulla privacy di un controllo talmente pervasivo, come vedremo. Occupiamoci, ora, nel dettaglio di quanto ha dichiarato il vice di Giorgetti. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Il problema della privacy
Stanare il tenore di vita attraverso i social, dunque, non pare neppure una grande novità: è naturalmente una delle prime fasi di qualsiasi indagine della Guardia di Finanza, essendo i social stessi la vetrina dell’effimero. “Quello che si deve fare, ed è quello su cui stiamo lavorando con l’Agenzia delle Entrate e con Sogei – ha spiegato Leo – è il cosiddetto data scraping, per non fermarsi a ragionare solamente sui dati del contribuente relativamente alle attività professionali ed economiche, ma vedere pure elementi significativi del tenore di vita. “Già abbiamo iniziato a ragionare col Garante della Privacy e da parte loro c’è assoluta disponibilità, ferma restando la tutela dei dati personali”, ancora nelle parole del viceministro. Si va verso un controllo sociale in stile cinese? E, soprattutto, i grandi evasori, cioè non il commerciante che non rilascia lo scontrino ma coloro che occultano al fisco milioni e milioni di euro, anche loro verranno stanati sui social? (Continua a leggere dopo la foto)
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Il concordato preventivo biennale
“Oggi, molto spesso, professionisti o imprenditori vanno su Internet, sui social, e dicono siamo stati in vacanza alle Maldive, siamo stati in quel particolare ristorante”, ancora per Maurizio Leo: si tratta di “elementi che devono corroborare le proposte che vengono fatte” in tema di concordato fiscale. Inoltre, il “concordato preventivo biennale” approvato lo scorso 24 gennaio, su cui è tornato Leo, fornisce ai 4 milioni di soggetti detentori di partita Iva una proposta sulle imposte da versare nel biennio, in base ai dati già in possesso dell’amministrazione finanziaria. I soggetti che accetteranno la proposta del fisco dovranno inviare entro il 15 ottobre 2024 la dichiarazione dei redditi per l’adesione al concordato ed entro il 30 novembre versare il secondo acconto 2024 integrato con l’eventuale differenza dovuta all’adesione stessa. Coloro che non aderiranno al concordato “entreranno in liste selettive, per vedere se effettivamente non hanno potuto realizzare questi compensi”.
La riforma fiscale
Più in generale, sulla legge delega per la riforma fiscale, citiamo dall’Ansa che riprende le dichiarazioni del viceministro: “Stiamo procedendo celermente: sette decreti attuativi sono già stati approvati, un altro – sui giochi – è all’esame delle commissioni parlamentari, e ci accingiamo a varare altri due provvedimenti molto rilevanti: sulle sanzioni e sulla riscossione”.
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