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Il governo “sdogana” il Mes? Il nome cambia, ma la sostanza degli aiuti dall’Europa resta la stessa

Pubblicato il 02/04/2020 11:25

L’Italia continua a portare avanti la sua battaglia in Europa, accortasi finalmente, anche se purtroppo nel momento per lei più difficile, di come la solidarietà all’interno dell’Unione sia una parola vuota, dal significato debolissimo. Il premier Conte e il ministro dell’Economia Gualtieri continuano a dispensare ottimismo a piene mani, convinti che alla fine si troverà una soluzione in linea con il progetto italiano dello “European recovery and reinvestiment plan”, piano per far rinascere il Bel Paese nei prossimi mesi puntando su sanità, digitalizzazione e rilancio del lavoro. La verità è che, però, la partita è ancora aperta e tutt’altro che semplice.

Il governo "sdogana" il Mes? Il nome cambia, ma la sostanza degli aiuti dall'Europa resta la stessa

In teoria non siamo soli, anche se bisognerà vedere quanto in là Paesi come la Francia saranno disposti a spingersi nel braccio di ferro con il fronte del nord. Ma le posizioni restano distanti: per la Germania di Angela Merkel il massimo che si potrà ottenere è finanziare spese ad hoc con emissioni da parte della Bce degli investimenti. Oltre non si va, fedeli al dogma del rigore a tutti i costi. All’Italia servirebbe però di più, considerando che stime alla mano potremmo trovarci entro la fine del 2020 con un debito grande oltre il 150% della nostra ricchezza, e un calo del Pil di oltre 6 punti.

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Gualtieri ha tentato di rassicurare gli animi anticipando che l’Italia emetterà garanzie per le imprese “fino a cinquecento miliardi di euro”, sulla falsariga di quanto sta facendo la Germania. Con la differenza, però, che il nostro debito pubblico è più del doppio di quello tedesco e che in autunno potremmo trovarci con lo spread di nuovo in ascesa vertiginosa e gli investitori a fare pressioni, costringendoci comunque a chiedere l’assistenza dell’Europa e, in particolare, del Mes, il fondo Salva-Stati nato proprio per aiutare chi si trova in situazioni di difficoltà. Le condizioni, però, si erano mostrate in passato assai punitive nei confronti, per esempio, di Portogallo e Grecia, al punto da spingere l’Italia a chiedere un’assistenza meno vincolata.

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Conte, che fin qui aveva detto no al Mes come tutto il Movimento Cinque Stelle, nelle ultime ore ha mostrato preoccupanti segnali di cedimento: “Possiamo prenderlo in considerazione se sarà elaborato in maniera diversa”. Parole che hanno ovviamente scatenato forti timori all’interno del fronte grillino, che ora guarda con più sospetto a un premier che, d’altronde, aveva per primo aperto al Meccanismo in una vecchia intervista al Financial Times. Insomma: sulla carta, il braccio di ferro con l’Europa va avanti. Nella pratica, però, la mano di Conte si è già tesa verso la Germania. Le condizioni definitive le scopriremo a breve, i timori sono più che leciti.

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