Fanno sempre così. Finché al governo ci stanno quelli brutti e cattivi che non gli piacciono, inondano pagine e tv di parole enormi che trasformano ad esempio il “un deficit più alto” nel male assoluto. Poi, quando al governo ci vanno loro, iniziano a dire che va bene, che è necessario, che si può fare. È esattamente quello che sta accadendo a 24 ore dalla nomina di Roberto Gualtieri al ministero dell’Economia.
Un esempio su tutti? Il buon vecchio Fubini che sul Corriere della Sera ora si affretta a titolare così: “La prima partita di Gualtieri: negoziare un deficit più alto”. Quindi, Gualtieri può farlo, benedetto da Fubini e da Bruxelles. Gli altri no.
Adesso per Fubini il deficit va bene, si può fare! Tanto lo sa che con la recessione che arriverà in tempi – ahinoi – brevissimi non servirà. Serve infatti la monetizzazione del debito, come stanno dicendo Allen, Stiglitz, Krugman e tanti altri. Il sistema ora ci darà morfina e ci farà credere che è diventato buono. Perché a governare adesso è il sistema stesso.
Fra sette giorni Gualtieri a Helsinki vedrà tutti i suoi colleghi europei e i commissari Ue e sonderà fin dove può spingere al rialzo il deficit nel 2020. Scrive Fubini: “Il nuovo governo di M5S e Pd finirà con l’indicare un obiettivo di deficit nel 2020, ironicamente, vicinissimo a quel 2,4% del prodotto lordo (Pil) che un anno fa agitò i mercati e fece saltare i rapporti fra Roma e Bruxelles”.
Esatto. Ed è quell'”ironicamente” che già dice tutto. Continua Fubini: “I numeri del resto non lasciano scelta, malgrado l’apertura di credito offerta ieri da Fitch. […] Il governo Lega-M5S ha comportato un aumento di spesa corrente di quasi un punto di reddito nazionale, circa 15 miliardi, per due motivi. Il primo è l’introduzione delle pensioni anticipate a «quota 100» e del reddito di cittadinanza; il secondo l’aumento degli interessi sul nuovo debito pubblico dovuta al sospetto che l’Italia fosse disposta a uscire dall’euro”.
Poi Fubini si appella al supereroe Gualtieri: “Di qui la sua prima missione: trovare nel bilancio oltre 15 miliardi di risparmi o nuove entrate per riportare anche l’anno prossimo il deficit verso il 2% del Pil. […] Per questo farlo in accordo con Bruxelles è così importante: una rottura politica costerebbe cara sui mercati”. Ma ne siamo certi: non ci sarà nessuna rottura con Bruxelles, del resto Gualtieri lo hanno nominato loro. E se lo decidono loro, tutto si può fare. E il mostro “deficit alto” diventa un cagnolino da coccolare.
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