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Ex Ilva, guai nella maggioranza: 17 senatori M5S votano no al nuovo scudo penale

Pubblicato il 17/10/2019 10:40 - Aggiornato il 18/11/2019 17:25

C’è un problema non proprio piccolissimo all’interno della maggioranza, alle prese con il nodo dell’immunità penale per l’ex Ilva. L’approdo in Senato del decreto Salva-Imprese, contenente la norma, è stato fatto slittare di 6 giorni, posticipato a causa di una questione tutta interna al Movimento Cinque Stelle che si è diviso di fronte al testo.

La reintroduzione parziale e a tempo inserita nel dl Salva-Imprese, voluto da Luigi Di Maio quando era al ministero dello Sviluppo Economico, non è andata giù infatti a tutti i senatori del Movimento, tanto che in 17 hanno finito per firmare un emendamento che chiede la soppressione dell’articolo del decreto, ora in fase di conversione, dedicato all’immunità penale per il siderurgico di Taranto. E così alla fine si è optato per il rinvio dell’esame dell’intero decreto.

Ad ammettere il problema era stato il grillino Gianni Girotto, relatore del decreto: “Il problema c’è, stiamo cercando di trovare una soluzione”. Senza quella norma, però, c’è il rischio di una reazione pesante da parte di ArcelorMittal. L’azienda, tra l’altro alle prese con una congiuntura negativa del mercato dell’acciaio e in perdita di circa 150 milioni di euro al mese in Italia, aveva mandato fin da subito messaggi minatori al governo Lega-Cinque Stelle: “Così è impossibile gestire l’acciaieria”.

Il tempo di vedere di nuovo i nuvoloni, ed eccola subito tornare alla carica per bocca dell’ex ad Matthieu Jehl:”Le regole del gioco che fanno parte della trattativa dall’inizio, dal 2014, però non si possono cambiare a metà partita. Per il gestore e i commissari serve una norma chiara che dica in che quadro possiamo gestire l’azienda”.

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