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Made in Italy e export in crisi, ma Ursula e l’Europa si affrettano a chiudere il TTIP

Pubblicato il 17/03/2020 16:35

L’Italia e gran parte degli altri Stati stanno vivendo una crisi economica devastante in seguito alla pandemia di coronavirus, ma la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, fattasi eleggere promettendo una svolta verde, ha annunciato che “spera entro il mese” di chiudere il nuovo Ttip per liberalizzare il commercio Usa-Ue. Senza tener conto – tra le altre mille cose – dei cinquanta miliardi di dollari solo di danni alle esportazioni (è questa la stima dell’agenzia delle Nazioni unite che si occupa di commercio e sviluppo) per l’interruzione dei flussi di produzione nelle catene del valore globali. Uno shock che – spiega Monica Di Sisto su Il Manifesto – sommato al malfunzionamento della globalizzazione dalla crisi del 2008, secondo le stime appena pubblicate dall’agenzia, porterà a un danno nell’export dell’Europa da 15,6 miliardi e per gli Usa da 5,8 miliardi. Unctad parla di recessione e di schiacciamento della crescita globale sotto il 2,5%.

Le indicazioni sono molto specifiche: “Le banche centrali non sono in grado di risolvere da sole questa crisi e un’adeguata risposta politica macroeconomica avrà bisogno di una spesa fiscale aggressiva con significativi investimenti pubblici, anche nella sanità, e di un sostegno assistenziale mirato per i lavoratori, le imprese e le comunità colpite”. Isabelle Durant, vice segretaria generale di Unctad, avverte che “business as usual non è più una scelta possibile. C’è bisogno di un modello economico e commerciale aperto più diversificato in termini di produzione e con catene del valore più corte. E di integrazione regionale”, aggiunge”. Fenomeni come il coronavirus, dunque, possono aprire la strada a un ripensamento generale e all’elaborazione di modelli più sostenibili.

Se gli esperti prescrivono, e non da ieri, più diversificazione e sostenibilità, non è questa la direzione imboccata dall’Unione europea, nonostante l’emergenza. Il nuovo Ttip per liberalizzare il commercio Usa-Ue, a quanto si apprende e si temeva, “lascia intatti i dazi ma limita i meccanismi di sicurezza alimentare e sanitaria europei per facilitare l’ingresso delle merci statunitensi. Più ogm e standard meno stringenti nei nostri paesi, hanno spiegato i negoziatori alla stampa a Bruxelles, come stanno proponendo nelle stesse ore all’Organizzazione mondiale del commercio Usa, Canada e Brasile”.

Preparando la conferenza ministeriale che si terrà a giugno in Kazakhstan i tre paesi chiedono all’Europa e tutti i membri della Wto di rifiutare “l’applicazione di misure di sicurezza sanitaria e fitosanitaria che provochino una limitazione eccessiva negli scambi”, di “introdurre un approccio più basato sulla scienza nella gestione delle emergenze” e di “facilitare un’intensificazione della produzione agricola e del commercio internazionale”. Questa Europa è finita. L’Italia pensi a sé stessa, a tutelare i conti e – ora – anche la salute dei suoi concittaddni. Non possiamo morire di Ue.

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