Come in un film dell’orrore, di quelli in cui le cose precipitano scena dopo scena, il peggio per gli italiani potrebbe non essere ancora arrivato, nonostante i mesi e mesi di sacrifici già alle spalle. Perché se è vero che la campagna di vaccinazione, partita come peggio non si potrebbe a causa dei marchiani errori dell’Ue, sta iniziando ad accelerare, le previsioni degli esperti per le settimane che verranno non sono affatto incoraggianti: le misure adottate per aiutare le aziende non si sono rivelate sufficienti, e il rischio di un’ondata di fallimenti già nel corso del 2021 resta alto. Anche perchè, nel frattempo, inizieranno a venir meno interventi come le moratorie sui prestiti e gli aiuti fiscali.
I numeri arrivano dall’ultimo report stilato da Atradius, fornitore globale di assicurazione del credito, e danno la misura dello spettro della bancarotta mettendo a confronto la situazione di diverse regioni economiche. Nella classifica internazionale stilata dagli economisti dell’organizzazione, i posti peggiori sono occupati da Australia e Singapore, che potrebbero riportare un incremento del tasso di insolvenza, rispettivamente, del +88% e +75%. Nel Vecchio Continente, invece, gli aumenti più significativi potrebbero verificarsi in Francia (+80%), e poi ancora in Austria (+73%), Belgio (+61%) e Regno Unito (+56%).
Non se la passa troppo bene nemmeno l’Italia, stando ad Atradius, con un +48%. Il 2021, dunque, potrebbe essere l’anno in cui le cose precipiteranno definitivamente per molte realtà, con diversi parametri da tenere sotto controllo. Innanzitutto, stando al dossier, per verificare l’evoluzione del rischio di default sui pagamenti delle imprese bisognerà tenere conto dell’andamento economico e delle dimensioni dell’eventuale ripresa, a livello locale e mondiale. Altri elementi da valutare saranno “la graduale eliminazione delle misure fiscali e di governo a sostegno delle imprese” e “la ripresa delle attività di gestione delle procedure fallimentari, la cui sospensione ha di fatto cristallizzato situazioni di difficoltà di molte imprese, destinate a tornare alla luce una volta superata l’emergenza pandemica”.
Nel 2020, i Paesi “hanno congelato temporaneamente le procedure fallimentari o dichiarato i fallimenti inammissibili”. Ma quando questi interventi cesseranno, il rischio default secondo Atradius tornerà a crescere, influenzato dall’andamento della pandemia. I fallimenti evitati durante lo scorso anno, quindi, potrebbero verificarsi nel 2021, anche in Italia. E d’altronde uno studio Bankitalia aveva sottolineato come la contrazione del Pil registrata l’anno scorso determinerà nella Penisola un aumento di 2.800 fallimenti di aziende entro il 2022: a questi, rischiano di aggiungersene altri 3.700, che erano stati evitati nel 2020 grazie agli effetti temporanei della moratoria e delle politiche di sostegno dell’esecutivo, ma che potrebbero riemergere nei prossimi mesi.
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