Un caos nel quale non si vede ancora la luce all’orizzonte. Con le famiglie che, intanto, sono chiamate a degli esborsi sempre più gravosi per la raccolta dei rifiuti. Una situazione sintetizzata alla perfezione dal dossier del Servizio Politiche Territoriali della Uil, secondo il quale il caro immondizia si è trasformato in un peso sempre più gravoso per gli italiani: +1,6% mediamente dal 2015 al 2019, con alcune città a registrare picchi clamorosi (a Lecce addirittura il dato registrato è +35,6%).
Un costo alto, al netto di un servizio che purtroppo troppo spesso si rivela inefficiente, portando in dote più problemi che soluzioni. Una fotografia che fa il paio con quella scattata dall’Osservatorio tasse locali di Confcommercio: la spesa per la Tari è cresciuta senza sosta, e finirà per raddoppiare o quasi nel 2020 al netto di una gestione più che deficitaria della raccolta in tanti, troppi Comuni. La tassa vale nel 2018 ben 9,5 miliardi. Nel 2010, per intenderci, ammontava a 5,4 miliardi.
A non sorridere, per usare un eufemismo, sono soprattutto gli abitanti del Lazio: 261 euro pro capite il costo della tassa per le famiglie, in aumento del 7% rispetto allo scorso anno. Dall’altra parte della graduatoria, è il Molise invece la Regione dove i cittadini spendono meno (130 euro). Rincari non accompagnati da un servizio all’altezza: soltanto in cinque aree d’Italia (Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto) il servizio di raccolta viene svolto in maniera adeguata.
Le cose potrebbero cambiare a breve grazie ad Arera, l’Autorità dell’energia elettrica e del gas, che definirà nuovi criteri tariffari e nuovi obblighi informativi. Nell’attesa, però, cattive notizie arrivano anche per i proprietari di casa in attesa di rimborsi dopo il pagamento, accertato, di tasse maggiorate. La sensazione è che ottenere il maltolto sia sempre più un’utopia.
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